Li vediamo ai semafori, pronti a pulirti il vetro, sebbene molti abbiano ormai smesso, semplicemente stanno lì a chiedere la carità. Li vediamo davanti alle chiese e davanti alle entrate dei supermercati.
Sono i profughi, i migranti, com’è d’uso chiamarli. Sono quelli che hanno sognato di arrivare finalmente in Italia, in Europa, in Occidente, a trovare una vita migliore o semplicemente sono arrivati per vivere e basta; sì perché nei loro paesi non si vive: si muore. Scappano dalla guerra, dalle bombe, scappano dalle case in fiamme, scappano dalla fame, scappano dalla morte.
Arrivano sui gommoni, arrivano sui barconi e sulle navi umanitarie attraverso i tumulti del mare, e si reputano fortunati se riescono ad arrivare…
Pochi privilegiati ottengono un contratto di lavoro.
Per altri pochi, le aspettative hanno sortito un esito più che buono, andando a raccogliere i pomodori. Comunque ce l’hanno fatta.
Altri invece sono meno fortunati, come tante giovani donne che vanno a prostituirsi, il che è sempre meglio che morire…
Poi ci sono i comuni che gli danno pure le case e gli pagano la luce e la bombola del gas. Sì, gli pagano la luce e la bombola del gas, perché gli danno tutto, anche i vestiti e la busta della spesa, ma non gli danno la cosa essenziale: il lavoro. Il che sarebbe ridicolo, dato che lavoro non ce n’è.
E allora, che ne è di tutti gli altri, ossia il gran resto che non ha avuto un contratto e che non raccoglie pomodori? Tutti gli altri ossia il gran resto dei profughi che un letto alla buona l’hanno magari trovato, ma non la bombola del gas e il frigorifero, e li vediamo tutti i santi giorni col bicchiere di plastica in mano sperando si riempia di moneta. Stanno ai semafori aspettando di bussare al finestrino delle automobili che il rosso tiene ferme, stanno davanti alle chiese, davanti alle entrate dei supermercati. Sono quelli che sono stati accolti e che non lavorano. Ma stanno qui.
E allora la domanda è elementare, talmente elementare da offendere l’intelligenza, ma viene spontanea: la legge per cui questi migranti, così com’è d’uso chiamarli, possono ottenere regolare permesso di soggiorno solo dietro contratto di lavoro, che fine ha fatto? Depennata? Revocata?
Ma non è assurdo farli venire, questi disperati, dar loro la casa e l’assistenza (a quelli cui va bene) e non dar loro un lavoro a norma di legge?
Ma non è assurdo e ancor più beffardo e disumano lasciare che arrivino a migliaia, e che vadano poi ad elemosinare per le strade col bicchiere di plastica in mano?
Sarebbe questa l’accoglienza tanto cara alla dirigenza politica in primis, e poi alle associazioni umanitarie cristiane e non cristiane, e poi al Santo Padre e all’attuale “politica socio-accogliente” della Chiesa?
Sarebbe questa la missione delle varie Ong? Ovverossia: farli venire da noi e poi sbatterli per strada?
Ma tutto ciò non è cretino?
Lasciare la casa, le proprie cose, lasciare la patria, lasciare tutto per finire accanto ad un semaforo, con la pioggia e col sole rovente, sui gradini delle chiese e davanti alle entrate dei supermercati. Ripeto: tutto ciò non è degno della politica, la più cretina, e della moda imposta dell’accoglienza, la più cretina, non importa da chi venga predicata?
Guardiamole in faccia queste persone che vediamo tutti i santi giorni, e che magari e non a torto sbuffiamo anche, perché (giustamente) non-posso-fare-l’offerta-a-tutti, perché siete-troppi e ora ci beccate pure mentre andiamo a Messa, sbuffiamo perché vogliono muoverci a compassione allorquando (spesso) si presentano col bambino in braccio ed è ovvio che mettiamo mano al portafogli perché non siamo bestie noi e non sono bestie loro. L’umanità mica l’abbiamo persa, mica possiamo “buttarli in mare” come scriveva anni fa l’allora più giovane Irene Pivetti (era il 1997). Non siamo mica così decoscienziati, per fortuna.
Assistiamo impotenti ad un’invasione di disperati, perché così ci ha imposto l’Europa, che poi di questi disperati se ne frega. Perché ce l’ha imposto la cultura dominante o la moda dominante che poi diventa norma, e si sa come sono le mode, te le ritrovi di punto in bianco e non sai come e quando sono sbucate e dove e quando vanno a finire. Perché ce l’hanno imposto le moderne politiche ormai deboli, sfaldate, senza radici, senza più storia.
Guardiamoli in faccia questi poveri cristi che ci invadono e noi abbiamo il sacrosanto diritto di essere esausti della loro invasione. Indi, proviamo a guardare i politici e le associazioni e le ong e le lezioni umanitarie di questa moda cretina dell’accoglienza senza programma e senza cervello, proclamata ad ogni ora e in ogni dove, e le belle parole e bla bla bla e poi diciamola in tutto candore: davanti a questa immane poltiglia di pseudopolitiche solidali, di forme e di concetti e acquisizioni a-culturali e pseudomorali del siamo-tutti-fratelli e cretinate varie senza capo né coda, di costumi inventati dal primo cretino che si alza la mattina, costumi scomposti ed imposti, non proviamo un piccolo lecito sacro senso di nausea?