38. Un’età molto avanzata per un motociclista. Ma Valentino Rossi non li sente. Scende ancora in pista, contro avversari più giovani di dieci e vent’anni. E li batte.
Il “dottore” di Tavullia dimostra ancora una volta di non essere finito. Neanche dopo tutte le battaglie già sostenute. La sua prima vittoria risale al lontano 1996 a Brno, in Repubblica Ceca. Vale aveva 16 anni e mezzo e riuscì a prevalere nell’ormai defunta classe 125 battendo Jorge Martinez e Tomomi Manako. Ieri ad Assen, in Olanda, ha conquistato il successo numero 115 dopo una gara ricca di sorprese, a bordo della sua Yamaha. Il duello non Petrucci non lo ha messo in crisi. Anzi, lo ha stimolato. La voglia di rimettersi in gioco è tanta, tantissima. E quando il gioco si fa duro, Rossi gioca lasciando le briciole agli avversari. Da oltre due decenni.
Diciamoci la verità: la classe MotoGP si regge soprattutto grazie a lui, se non l’intero motomondiale. Quando una gara sta per iniziare, l’appassionato medio non dice: “sto andando a vedere la gara di MotoGP”. Dice “sto andando a vedere la gara di Valentino Rossi”. C’è poco da fare: senza di lui le corse motoristiche a due ruote sembrano perdere buona parte delle loro emozioni. E sarà così quando il fenomeno di Tavullia si ritirerà. Ovviamente, si spera più tardi possibile. Soprattutto per chi è cresciuto a pane e Valentino Rossi.