Con la prossima edizione dei Giochi Olimpici a Los Angeles, il pugilato si prepara a dire addio alla sua storica presenza, segnando un capitolo triste e controverso della sua storia. Tra veleni e tensioni politiche, la boxe, che ha fatto il suo debutto olimpico nel 1904 a Saint Louis, rischia di essere esclusa per la prima volta in 124 anni.
La situazione attuale è desolante. La boxe ha affrontato i Giochi di Parigi 2024 con una reputazione compromessa, caratterizzata da scandali e una crescente mancanza di fiducia. Nonostante le speranze riposte in atleti di talento, il panorama del pugilato olimpico appare drammaticamente compromesso. La competizione parigina si è aperta con l’uscita shock del pugile italiano Abbes Aziz Mouhiidine, sconfitto con un punteggio controverso. Questo episodio ha sollevato un’ondata di proteste, culminando nel commento del presidente federale Flavio D’Ambrosi, che ha definito l’esito come “uno scippo”.
Le eliminazioni successive di altri atleti, come Sirine Charaabi e Salvatore Cavallaro, hanno ulteriormente evidenziato le criticità del sistema, culminando nella sconfitta dell’atleta di punta Irma Testa, che ha abbandonato il ring in lacrime dopo aver dominato le prime riprese del suo incontro. Anche Angela Carini, l’ultima speranza azzurra nella categoria -66 kg, ha dovuto affrontare polemiche avvelenate, risultando vittima di un clima di incertezza e tensione.
In un contesto in cui la boxe sembra essere sempre più isolata, si delinea un quadro di sfide e contraddizioni che affliggono uno degli sport più antichi e nobili. La decisione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO) di escludere la boxe dai Giochi di Los Angeles nel 2028 trova le sue radici in anni di dubbi e scandali. La radiazione di arbitri e giudici dopo l’edizione di Rio 2016 non ha portato a cambiamenti significativi; anzi, ha evidenziato una crescente incompetenza tra i giudici, minando ulteriormente la credibilità dello sport.
La questione principale che si pone è di natura politica. Dopo la sospensione dell’International Boxing Association nel 2019, il CIO non ha ancora riconosciuto un organo ufficiale per la gestione del pugilato, rendendo la sua partecipazione ai prossimi Giochi sempre più incerta. Thomas Bach, presidente del CIO, ha ripetuto l’intenzione di mantenere la boxe nel programma olimpico, ma le problematiche interne e la sfiducia generalizzata minacciano di compromettere seriamente questa aspirazione.
La boxe si trova, dunque, di fronte a un bivio cruciale: potrà resistere alle pressioni e rimettersi in carreggiata, o sarà destinata a rimanere un’ombra del suo passato glorioso? La sfida è aperta, ma la strada da percorrere appare in salita e costellata di ostacoli.