
*Nel corso di una recente intervista, il noto psichiatra Paolo Crepet ha espresso profonde preoccupazioni riguardo all’erosione del concetto di privacy nell’attuale società digitale. Le sue riflessioni pongono l’accento sulla rapida diffusione di immagini violente e traumatiche attraverso i social media, mettendo in evidenza il crescente rischio di insensibilità emotiva.*
Nel suo intervento, Crepet ha sottolineato che la facilità con cui queste immagini si diffondono rappresenta un inquietante fenomeno della nostra era digitale. Dallo stupro di gruppo a Palermo all’uccisione di una capretta ad Anagni, la loro proliferazione è un campanello d’allarme sulla nostra società sempre più interconnessa.
Secondo il psichiatra, l’assenza di confini tra il pubblico e il privato è uno dei tratti distintivi della società attuale, un fenomeno amplificato dall’invasività dei social media. “Mi sconvolge l’idea che non esista più il privato, fatto a pezzi dal cannibalismo dei social”, ha dichiarato Crepet.
Crepet ha anche analizzato l’effimera natura delle immagini sui social media, sottolineando che, per quanto terrificanti possano essere, raramente sopravvivono per più di ventiquattr’ore. Questo breve ciclo di vita delle immagini, afferma, contribuisce a una progressiva indifferenza emotiva nella società.
Tuttavia, l’allarme di Crepet va oltre. Egli sostiene che i social media non sono semplici piattaforme che utilizziamo, ma potenti strumenti che plasmano le nostre percezioni della realtà e influenzano i nostri comportamenti. “Non esistono più gli album di famiglia, ma i reel. Dopo che l’hai mostrata a tutti, cosa resta? Questo è il secolo che polverizza le nostre vite”, ha sottolineato.
Le parole di Crepet gettano una luce sinistra sull’evoluzione della nostra società digitale e sollevano importanti interrogativi riguardo all’equilibrio tra la condivisione e la salvaguardia della nostra intimità nell’era dell’iperconnessione.