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Marco Rizzo, più radical chic che comunista

| 7 Settembre 2022 | POLITICA

Nella sinistra radicale è spesso al centro dell’attenzione Marco Rizzo, ex deputato di lungo corso prima con Rifondazione Comunista e poi con i Comunisti Italiani.

Ora l’ex parlamentare torinese è segretario del piccolo Partito Comunista, che alle elezioni del 25 settembre sarà presente nella lista Italia Sovrana e Popolare. Si tratta di una mini coalizione con all’interno no vax, sovranisti di sinistra (o che si dichiarano tali), rossobruni e l’ex magistrato Antonio Ingroia. Presidente di Italia Sovrana e Popolare è Francesco Maria Toscano, avvocato calabrese di cui si sa ben poco, ma che con la sua piccola Ancora Italia è riuscito a mettere in piedi kermesse politiche degne di un partito della prima Repubblica. In più, Toscano per anni ha pagato il discusso “filosofo” Diego Fusaro per le sue lezioni agli iscritti al partito.

In questa coalizione “rossobruna”, Rizzo è una colonna portante. Lo si vede spesso in tv, a differenza dei leader degli altri partiti comunisti o socialisti italiani, ed è molto attivo sui social.

Nei giorni scorsi Rizzo ha esultato, postando sui suoi social una bottiglia di spumante stappata, per la morte di Mikhail Gorbaciov. Esultare per la morte di una persona è squallido, anche se distante politicamente. Il compianto giornalista Giulietto Chiesa, a volte citato dallo stesso Rizzo, fece un ritratto politico di Gorbaciov ben più approfondito e molto meno malevolo. L’ex parlamentare torinese ha ricevuto una caterva di attacchi. Si è giustificato parlando di “provocazione dadaista” (anche se con Marcel Duchamp il suo gesto ha poco a che vedere) e ha letteralmente mandato a “farsi fottere” chi lo criticava, dal suo punto di vista tutti servi delle oligarchie che reggono il capitalismo occidentale.

Quando morì David Sassoli, uno che nel novembre 1989 era andato a Berlino con i giovani della DC a dare una mano all’abbattimento del Muro tanto rimpianto da Rizzo, il segretario del PC scrisse sui social un omaggio all’esponente Pd scomparso. Rizzo, quello che con i piddini “neanche un caffè”, espresse le proprie condoglianze per la morte di un politico distante anni luce dalla sua visione del mondo. Probabilmente lo fece per accaparrarsi qualche like, in una giornata in cui tutti, alleati ed avversari, mostravano cordoglio per la scomparsa del presidente dell’Europarlamento.

Rizzo segue le tendenze, come i migliori influencer. Anche sulla morte di Gorbaciov. Consapevole dell’astio, presente sui social, di tanti utenti filoPutin (e non filorussi) verso l’ultimo leader sovietico, Rizzo ha offeso un cadavere ancora caldo. I tanti lo hanno attaccato e insultato, ma qualche attestato di stima non è mancato.

Uno dei privilegiati del capitalismo occidentale è lo stesso Rizzo. Ha laute entrate (ha dichiarato di percepire 4.500 euro al mese), non fa lavori usuranti e non disdegna frequentazioni “borghesi”. Una buona fetta dei militanti storici del suo partito lo ha scaricato, abbandonando un’organizzazione politica sempre più giocattolo del proprio segretario.

Rizzo si diverte a essere odiato da quelli di sinistra (che lui chiama fucsia) e riceve su Facebook e Twitter like e messaggi di stima da tanti che si dichiarano di destra o addirittura fascisti (uno di questi è Simone Di Stefano, ex Casapound e ora candidato con Mario Adinolfi). Sembra che più del benessere della classe lavoratrice, il primo obiettivo di Rizzo sia far parlare di sé. Il politico torinese ha una buona dialettica e una indubbia preparazione marxista (è cresciuto nella Fgci e poi nel Pci di Torino). Più che riflessioni analitiche, il marxista Rizzo preferisce gli slogan facili, postati su social di proprietà di multinazionali degli odiati Stati Uniti. Negli studi Mediaset e La7 dei capitalisti Silvio Berlusconi e Urbano Cairo è riuscito però a fare interventi costruttivi. Il suo settarismo non gli permette però di poter rafforzare le battaglie sociali portate avanti dal Partito Comunista e di essere guardato con diffidenza dalle altre forze. Ricorda per certi aspetti l’ultimo comunista che si vedeva spesso in televisione: Fausto Bertinotti, esponente politico odiato dallo stesso Rizzo. A diversi capitalisti sembra piacere il segretario del PC, come anni fa piaceva loro Bertinotti.

Rizzo da parlamentare dei Comunisti Italiani votò la fiducia al governo D’Alema durante la missione Nato in Serbia. Rizzo, che ora attacca gli Usa e i partiti italiani servi (su tutti il Partito Democratico), nel 1999 stava in una maggioranza con gli stessi politici che ora sono nel Pd e che appoggiava i bombardamenti Nato su Belgrado. Purtroppo tanti italiani hanno la memoria corta e questo spiega tanti attestati di stima verso di lui.

Anni fa i centri sociali di Torino lanciarono il coro “Rizzo pelato servo della Nato”. Se qualcuno glielo ricorda sulle sue pagine social, viene subito bloccato. Non ama il contraddittorio Rizzo, vuole solo cantarsela e suonarsela. Dice di essere contro la Ue, ma appoggiò i governi di centrosinistra che ci fecero entrare nell’euro. Nel 2018 si schierò contro Potere al Popolo, dichiarando che i comunisti dovevano avere il coraggio di presentarsi con la falce e martello, oggi rinuncia al simbolo del socialismo per correre insieme a forze apertamente capitaliste.

Rizzo è il perfetto radical chic descritto da Tom Wolfe: è ricco e al tempo stesso fa discorsi radicali, dal dichiararsi anticapitalista, anti Ue e anti Nato, fino all’appoggiare l’invasione dell’Ucraina da parte di Putin. A differenza dei partiti comunisti di tutto il mondo che hanno appoggiato le diverse campagne di vaccinazione contro il Covid, il PC ha preso una posizione no-vax. Questa posizione ha garantito a Rizzo parecchi like dei contrari al siero e dei negazionisti della pandemia.

Ora piace più ai fascisti che ai comunisti. In tv appare sorridente. Sarà uno di quelli che sta patendo meno le bollette esorbitanti, il caro benzina e gli aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari. Ci sono però italiani che, pur facendo fatica ad arrivare a fine mese, lo vedono come l’unico comunista da stimare. Su questo la sinistra di classe deve riflettere.

Rizzo gioca a fare l’influencer stalinista (per il post su Gorbaciov gli hanno persino dato del “bimbominkia”), ma il socialismo è una cosa troppo seria per essere lasciata in mano al narcisismo individuale di un singolo.

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