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Crepe sempre più profonde nel M5S. Rischia anche il Governo

| 20 Giugno 2022 | POLITICA

Le crepe all’interno del M5S si fanno più profonde e trovare una quadra sembra sempre più complicato. I dissapori tra il leader dei pentastellati Giuseppe Conte, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e i rispettivi circoli di sostenitori sono scoppiati prima sulla scia degli scarsi risultati al primo turno delle elezioni comunali dello scorso 12 giugno, poi su quella del dossier armi all’Ucraina. Con il rischio che un possibile scisma interno metta in seria difficoltà tutto il governo.

Il Consiglio Nazionale dei 5S è in corso: la riunione è iniziata online alle 21.25. Si decide quale posizione tenere in Parlamento sull’ultima grande divisione che si è aperta: quella sul ‘no’ all’invio di altre armi in Ucraina. Un gruppo di senatori 5S sta lavorando a una risoluzione in cui “si impegna il governo a non procedere” a ulteriori invii di armamenti “che metterebbero a serio rischio una de-escalation del conflitto pregiudicandone una soluzione diplomatica”, come è emerso dalla bozza del documento.

Da sempre Conte non è stato favorevole all’invio di armi a Kiev. Il Consiglio di oggi deciderà quindi che linea tenere in Aula martedì 21 giugno, sotto gli occhi del premier Draghi, impegnato nelle comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio europeo sull’Ucraina del 23 e del 24 giugno. Il punto è che la fronda del no alle armi non è solo in aperto contrasto alla posizione del governo – la maggioranza di risoluzione sul tema ne sta preparando un’altra – ma non è nemmeno rappresentativa dell’intero MoVimento.

Lo ha subito chiarito Di Maio, che dopo la diffusione della bozza ha preso le distanze dal testo, dicendo che “di fatto ci disallinea dall’Alleanza Nato e ci disallinea dall’Ue”. Una linea che, secondo il capo della Farnesina, metterebbe “a repentaglio la sicurezza dell’Italia” e rischierebbe di creare un precedente per cui la “propaganda russa” potrebbe “dire che l’Italia sta un po’ di più con la Russia che con la Nato: questo non ce lo possiamo permettere”.

“I dirigenti della prima forza politica in Parlamento, invece di fare autocritica, decidono di fare due cose: attaccare, con odio e livore, il ministro degli Esteri e portare avanti posizioni che mettono in difficoltà il Governo in sede Ue – ha detto poi Di Maio in una nota – Un atteggiamento poco maturo che tende a creare tensioni e instabilità all’interno del Governo. Un fatto molto grave”.

“La prossima settimana in Parlamento si voterà la risoluzione sulla posizione che il Governo porterà avanti ai tavoli europei. Da Ministro degli Esteri della Repubblica Italiana ho ribadito e continuerò a ribadire che l’Italia non può permettersi di prendere posizioni contrarie ai valori Euro-Atlantici – prosegue la nota – Vengo accusato dai dirigenti della mia forza politica di essere atlantista ed europeista. Lasciatemi dire che, da Ministro degli Esteri, davanti a questa terribile guerra rivendico con orgoglio di essere fortemente atlantista ed europeista”.

“Tutti cerchiamo e vogliamo la pace – si legge nella nota di Di Maio – Intanto, però, Putin sta continuando a bombardare l’Ucraina, ignorando la richiesta della comunità internazionale di sedersi a un tavolo per i negoziati. Intanto l’esercito russo continua a uccidere civili innocenti e blocca i porti e l’export del grano, rischiando di causare una ulteriore guerra che, a sua volta, potrebbe generare l’aumento di nuovi flussi migratori incontrollati, anche verso il nostro Paese”.

La linea di Di Maio è quella dei membri più filogovernativi del partito. Lo ha chiarito subito anche la vice ministra dell’Economia e delle Finanze Laura Castelli, secondo cui il no alle armi è una posizione che “non potrà vedere neanche tutta la maggioranza d’accordo”. Castelli si augura quindi “che non sia questa la strada, perché la situazione è veramente molto importante e sul filo di lana. Io di sicuro non voterei una risoluzione, qualora presentata dal mio gruppo, che va fuori dalla collocazione storica dell’Italia”.

Il senatore Primo Di Nicola, vicino a Di Maio, a Repubblica ha spiegato che sulla bozza di risoluzione “nessuno di noi è stato coinvolto. Ne avevamo sentito parlare e per questo avevamo messo le mani avanti da giorni, chiedendo che non ci fosse un atto autonomo di questo tipo”. La notizia è stata accolta con favore dall’ambasciatore russo Razov, che ha sottolineato come non tutta l’Italia sia contro la Russia. Parole che, ha detto Di Nicola, riempiono il MoVimento “di vergogna”.

La linea di Di Maio fa storcere il naso ai più vicini a Conte. Il vicepresidente del M5S Michele Gubitosa si chiede se il capo della Farnesina “ci rappresenta ancora nel governo” come ministro degli Esteri o “sta rappresentando solo se stesso”. Il Consiglio Nazionale deve affrontare anche il tema della posizione di Di Maio all’interno dei Cinque Stelle.

Ancora più chiara Alessandra Todde, viceministra allo Sviluppo Economico e vicepresidente M5s, secondo cui Di Maio “parlando così, si sta ponendo fuori dal Movimento”. Todde ha definito “gravissimo” il modo di esprimersi di Di Maio, a fronte di “una forza politica che ha sempre rivendicato di essere all’interno di una compagine euro atlantica e della Nato”. “Tutto questo – ha aggiunto – mi sembra pretestuoso e si pone in contrapposizione con la linea che il M5s sta portando avanti”.

TAG: Giuseppe Conte, Luigi Di Maio, M5S
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