
Via libera all’unanimità da parte del Consiglio dei ministri al nuovo decreto per garantire aiuti all’Ucraina e al suo popolo. La legge contiene anche norme per diversificare le fonti energetiche, riaprendo se necessario le centrali a carbone. La riunione è durata poco più di un’ora.
Arriva l’ok di Palazzo Chigi alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina. Nel decreto è stata inserita così una norma abilitante che, dopo una preventiva risoluzione delle Camere, consentirebbe al Ministro della difesa di adottare un decreto interministeriale per la cessione dei mezzi militari a Kiev.
L’invio dei mezzi militari potrà avvenire “fino al 31 dicembre”. Con decreti del ministero della Difesa, “di concerto” con il Ministero degli Esteri e con il Mef, si definirà “l’elenco” degli aiuti militari.
Il decreto guarda anche all’accoglienza dei rifugiati ucraini in fuga dal Paese. Viene previsto un aumento di 13mila posti dei centri straordinari di accoglienza (CAS), che potranno essere attivati dai prefetti, e di 3mila posti del sistema di accoglienza e integrazione (SAI).
I cittadini ucraini, si legge in una nota di Palazzo Chigi, potranno essere ospitati nei CAS anche senza aver presentato domanda di protezione internazionale.
Si autorizza lo stanziamento di 10 milioni di euro, a carico del Fondo per le emergenze nazionali, per consentire di organizzare e mettere in pratica gli interventi più urgenti in materia di soccorso e assistenza alla popolazione ucraina.
Viene poi istituito un apposito fondo da 500 mila euro per finanziare misure di sostegno per studenti, ricercatori e docenti ucraini affinché possano svolgere le proprie attività presso università, istituzioni per l’alta formazione artistica, musicale e coreutica ed enti di ricerca italiani.
Sulla dipendenza dal gas russo è in corso un approfondimento su come gestire le difficoltà delle imprese italiane che potrebbero essere colpite dall’esclusione di Mosca da Swift. Il decreto introduce una procedura che consente maggiore flessibilità nell’uso delle diverse sorgenti di energia elettrica.
Palazzo Chigi sottolinea come il testo approvato “si occupa del livello di rischio imprevisto” rispetto al funzionamento del sistema nazionale gas. Viene autorizzata, anche a scopo preventivo, “l’adozione di misure per l’aumento dell’offerta e/o riduzione della domanda di gas previste in casi di emergenza”. Eventualità che, precisa il governo, “al momento non corrisponde a quella in cui si trova il nostro Paese”. In più “si rende immediatamente attuabile” il razionamento del gas utilizzato “dalle centrali elettriche” e “nel settore termoelettrico”.
Se in futuro si rivelasse necessario ridurre i consumi di gas delle centrali elettriche, scatterebbe la “massimizzazione della produzione da altre fonti”, fermo restando “il contributo delle energie rinnovabili”. Si apre così alla possibilità di riattivare alcune centrali per la trasformazione del carbone in energia.
“Per rendere concretamente operative le misure, si affida una serie di compiti” a Terna, gestore della rete elettrica nazionale. Le misure verranno illustrate dal premier Draghi al Parlamento nella prossima informativa alle Camere, prevista per oggi.