Da giorni, da quando è iniziata la corsa al Colle (ma anche prima) giornali e tv insistono sempre più spesso sul termine inglese “kingmaker” in riferimento a un ipotetico esponente politico che possa individuare e costruire una candidatura per il Quirinale che abbia successo. In italiano “Kingmaker” sarebbe “incoronato”.
L’espressione risale al ricco e influente Richard Neville, conte di Warwick, soprannominato appunto The Kingmaker per via del fatto che riuscì a manipolare e infine detronizzare due re inglesi all’epoca della Guerra delle due rose, nel XV secolo. Neville era nobile ma non aveva nessuna possibilità di aspirare al trono, perciò esercitò la sua enorme influenza in maniera indiretta.
Nel caso dell’elezione del presidente della Repubblica,”Kingmaker” dovrebbe indicare qualcuno che non è tra i potenziali candidati ma che è potente abbastanza da trovarne uno che possa essere votato da tutte le forze politiche. Nel 1985, per esempio, Ciriaco De Mita ebbe questo ruolo nell’elezione di Cossiga, votato al primo scrutinio con una larga maggioranza, mentre nel 2015 fu Matteo Renzi a proporre la candidatura di Mattarella, poi risultata vincente al quarto scrutinio. Staremo a vedere cosa succederà questa volta.