Ci troviamo davanti ad un cambiamento epocale. Davvero le macchine sostituiranno l’uomo in nome di un tecno-capitalismo senza scrupoli? Sono molti a domandarselo, mettendo in risalto l’importanza della libertà e del futuro dell’essere umano.
Se a cadere sotto il controllo delle macchine sono stati i lavori più umili, non è da escludere come i robot si prenderanno anche i lavori più “sofisticati”. Non è un film di fantascienza è la realtà ed è doveroso porsi dei punti interrogativi.
Si muove su quattro zampe con passo felino, il nuovo robot ‘Spot’ che esamina a distanza i pazienti con sintomi sospetti per proteggere il personale sanitario dal rischio di contagio da Covid-19: al posto della testa porta un tablet che permette di comunicare da remoto col medico, mentre sul petto ha quattro speciali telecamere che consentono di misurare febbre, battito cardiaco, respiro e saturazione del sangue restando a distanza di due metri dal paziente.
Il prototipo, messo a punto dal Massachusetts Institute of Technology (Mit) col Brigham and Women’s Hospital, ha già dato prova di sé nei primi test su volontari sani: i risultati, condivisi sulla piattaforma techRxiv, potrebbero portare presto a una sperimentazione nel triage e nel monitoraggio dei pazienti Covid. Tra qualche anno i robot potranno sostituire l’uomo nella maggior parte delle attività lavorative.
Tanto che la disoccupazione in quei Paesi che si avvaleranno della forza lavoro robotica potrebbe superare la soglia del 50%. A lanciare la preoccupante ipotesi è stato Moshe Vardi, (già nel 2017) esperto di informatica della Rice University in Texas e tra i principali protagonisti del convegno della Società americana per l’avanzamento delle scienze a Washington.
Lo scenario catastrofico tracciato da Vardi ricalca quello già emerso dal rapporto del World Economic Forum di Davos, secondo cui si registrerà la perdita di 5 milioni di posti di lavoro nei prossimi quattro anni per colpa dell’automazione. “La tecnologia che stiamo sviluppando porterà davvero benefici al genere umano?”, si domando’ Vardi.
Ad interessare il fenomeno saranno e sono i lavori manuali, certo, ma anche quelli intellettuali. È il caso di Ross, ad esempio, il primo robot ad essere stato elaborato per la comprensione delle cause legali, assunto dalla Baker & Hostetler, è la cosa più simile ad un avvocato artificiale presente nel mercato della robotica contemporanea: “Gli poni le tue domande in inglese semplice, come faresti con un collega, e poi Ross passa in rassegna l’intero corpus legale e ti dà una risposta contenente una citazione e letture a tema a partire dalle leggi, dai precedenti legali e dalle fonti secondarie per metterti velocemente in moto”, si legge nella descrizione del prodotto Ibm. Ross, dunque, ma anche STAR, il robot che può effettuare operazioni chirurgiche in assoluta autonomia.
I giornalisti, poi, non se la passano meglio: Associated Press ha cominciato ad usare Wordsmith, che qualcuno profetizza prossimo vincitore di un premio Nobel, un algoritmo capace di scrivere da solo. Funziona dalla metà del 2014 ed è già diventato protagonista sulle riviste trimestrali delle aziende americane.
C’è, poi, Otonaroid, il primo conduttore di telegiornali ad essere un robot. Sviluppato dallo scienziato giapponese Hiroshi Ishiguro, il giornalista televisivo somiglia in tutto e per tutto ad un essere umano ed oltre alla capacità di leggere le notizie ha anche quella di interagire con il mondo umano circostante.
Il settore, insomma, sta lentamente coprendo tutte le attività svolte solitamente dagli uomini: i chatbot, cioè quegli algoritmi capaci di chattare con gli esseri umani, utilizzati soprattutto per l’assistenza clienti, i robot che gestiscono interamente alberghi destinati agli esseri umani che consentono ai proprietari delle strutture di dover affrontare molti meno costi di gestione, c’è F, che sta per In-situ Fabricator, il robot muratore, che si muove dentro i cantieri in modo del tutto autonomo ed ha competenze strutturali in tutti i campi della costruzione edilizia e, soprattutto, c’è Handle, la nuova produzione di Boston Dynamics, l’azienda del gruppo Alphabet (Google) che si era già distinta sul mercato della robotica mettendo a punto Big Dog, Atlas, Cheetah e PetMan. Handle si muove su due ruote, ha l’agilità di un ballerino e corre a grosse velocità.
Un prodotto che sembra essere destinato ad usi militari, in grado di stare in equilibrio bilanciando la propria massa avanti ed indietro e persino capace di saltare gli ostacoli. La creazione più inquietante degli ultimi anni per coloro che nella robotica vedono un grosso pericolo per l’uomo.
Ci sono le macchine autonome, i commercialisti, i guidatori di camion, i lavoratori domestici, i robot prodotti per avere rapporti sessuali e così via. Mentre c’è chi si preoccupa di assumere i robot in fabbrica, c’è chi si preoccupa di dar vita ad un robot in grado di fare colloqui di lavoro e selezionare gli umani più idonei per ricoprire un determinato ruolo. Matilda, progettata dal Research Center for Computers, Communication and Social Innovation (Reccsi) dell’Università La Trobe di Melbourne, in Australia, legge, risponde e memorizza le emozioni umane come le espressioni facciali, la voce e il tatto.
Il robot sottopone i candidati a una serie di domande, analizza le risposte e le confronta con quelle degli altri candidati, monitora le loro espressioni facciali e si ispira, nella scelta, agli altri impiegati di successo all’interno dell’azienda. Non è difficile prevedere che i tassi di disoccupazione possano raggiungere cifre mai viste in tutto il mondo civilizzato.