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Nel centrodestra affiorano le incongruenze: nelle candidature e sull’autonomia

| 17 Giugno 2020 | POLITICA

Nel centrodestra è ancora stallo sul dossier candidati alle elezioni regionali di autunno mentre si riapre il nodo autonomia. Da Verona, Matteo Salvini ha mandato un messaggio chiaro agli alleati. “La squadra che sostiene Luca Zaia va riconfermata ma tutti devono sapere che al primo punto del nostro programma c’è l’autonomia e chi non la vuole non può governare con noi, ne a livello regionale, ne a livello nazionale”, ha scandito il segretario leghista, con al fianco il governatore veneto in corsa per la riconferma.

L’avviso era diretto a Fratelli d’Italia, partito che ha nel suo Dna l’affermazione del valore dell’unità nazionale, nel tempo scettico rispetto ai progetti di autonomia portati avanti dalla Lega (e sui quali Veneto e Lombardia sono andati a referendum il 22 ottobre del 2017).

“Io penso che l’autonomia faccia bene a tutta Italia”, ha argomentato Salvini. “Luca la pone come condizione per essere rieletto e secondo me ha ragione. Chiunque voglia governare con la Lega, a livello nazionale, come in Veneto, deve sottoscrivere l’impegno ad attuarla in tempi brevi”.

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Il problema è che l’avviso di Salvini – raccontano – non sarebbe stato particolarmente gradito da Giorgia Meloni. In particolare, presidente di FdI non avrebbe apprezzato – spiegano in ambienti del partito – il fatto che Salvini abbia deciso di ingaggiare una “polemica aperta” con FdI proprio da Verona, dove, poco distante, in quelle ore si stava allestendo la camera ardente del senatore e assessore comunale di FdI, Stefano Bertacco.

Un alleato fa le condoglianze, non polemica, si fa notare, sottolineando che per Bertacco dal gruppo Lega non sia arrivato un solo messaggio di cordoglio. Il problema dell’alleanza – si commenta – non è tanto il progetto di autonomia ma i modi e il tatto di qualcuno. Da parte leghista, in Veneto, non c’è alcuna intenzione di fare marce indietro sul tema autonomia.

Senza un progetto contro-firmato da tutti gli alleati per i leghisti sarebbe un disastro. “L’autonomia rischia di diventare la deadline che decide se il centrodestra vive o muore”, commentano i leghisti veneti. Anche perché in via Bellerio si ritiene che Zaia, la cui lista potrebbe prendere più voti di quella della Lega, non abbia bisogno dei numeri di FdI per vincere. E se il ‘Doge’ dovesse essere chiamato a scegliere tra autonomia e alleati, sceglierebbe di certo la prima.

E’ invece stallo completo sull’altro fronte interno alla maggioranza, ovvero il completamento del puzzle di candidati alle regionali. A parte gli uscenti – Zaia in Veneto e Giovanni Toti di ‘Cambiamo’ in Liguria – sono ancora da confermare gli accordi sulle altre Regioni che andranno al voto.

In particolare, già dopo la sconfitta in Emilia-Romagna, a fine gennaio, Salvini ha messo in discussione l’intesa stretta a ottobre, che attribuiva alla Lega la candidatura in Toscana; mentre FdI avrebbe schierato Raffaele Fitto in Puglia e Francesco Acquaroli nelle Marche; e Forza Italia Stefano Caldoro in Campania.

La Lega vorrebbe candidare un civico vicino al partito in almeno una Regione del Sud e ha da tempo preso di mira Fitto e Caldoro. Ma il muro degli alleati si è mostrato al momento non scalfibile.

FdI e FI hanno mostrato ai leghisti anche alcuni sondaggi a sostegno delle loro tesi, in cui i loro candidati sarebbero dati come vincenti o a poco sotto gli avversari di centro-sinistra. Dopo vari vertici non risolutivi il tema dovrebbe essere sciolto nei prossimi giorni in un nuovo incontro tra i leader, che, però, al momento non è convocato.

TAG: Autonomia, candidature, Centrodestra, Forza Italia, Fratelli d'Italia, Lega, Regioni
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