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L’Omeopatia va rispettata

| 26 Novembre 2019 | SALUTE

Guai a pensarla diversamente, guai ad usare delle forme diverse da quelle imposte. “La democrazia” usa le sue armi anche nella medicina. Con tanta pubblicità è pubblico il sito no-omeopatia, lanciato dall’imprenditore della sanità Nicola Bedin.

L’iniziativa raccoglie la partecipazione di 57 tra ospedali, ambulatori, società scientifiche, fondazioni e associazioni, tra cui il Policlinico Gemelli e il Campus biomedico di Roma, l’Istituto europeo di oncologia di Milano, il Centro di riferimento oncologico di Pordenone. Nessuno vuole sostituire nulla, ma perché così tanta chiusura? Ci sono eccellenti medici, che sono omeopati. Perché non confrontarsi su altri tipi di cure, sempre per il bene della salute pubblica?

Il punto forte dell’omeopatia è senza dubbio quello di curare l’essere umano nella sua completezza, affrontando i problemi a monte e non solo i sintomi come si ostina ancora a fare la medicina tradizionale. Considerare la persona nella sua interezza fatta di emozioni, tratti psicologici e fisici, ereditarietà, stile di vita e tanto altro, fa si che si possa trovare uno o più rimedi su misura individuati associando anche ad ogni paziente una costituzione di riferimento. Il principio su cui si basa l’omeopatia è quello di “curare il simile con il simile” (Similia similibus curantur) enunciato già da Ippocrate.

Il primo a trattare in maniera organica e organizzata il tema della cura omeopatica è stato un tedesco, il Dr. Samuel Hahnemann, con la pubblicazione nel 1810 del libro “Organon of medical art”. Alla base della tecnica il principio di riproduzione dei sintomi, con il farmaco omeopatico che punta quindi a replicare la “sintomatologia” manifestata da un soggetto sano. Gli esperimenti del medico tedesco iniziarono con la China (Chinino) sostanza utilizzata per curare la malaria.

Provò ad utilizzare (da sano) questo rimedio su se stesso e dopo l’assunzione si accorse della comparsa di febbre intermittente e altri sintomi, proprio gli stessi che quella sostanza andava a curare nei soggetti malati. Hahnemann si convinse così che lo stesso principio attivo può far ammalare o curare la medesima patologia e che tutto si gioca sul quantitativo utilizzato: alte dosi ammalano, basse (anzi bassissime) dosi sono invece curative. Secondo l’omeopatia, infatti, la diluzione del principio attivo non comporta affatto una riduzione dell’effetto di quella sostanza, ma al contrario sarebbe in grado di potenziarlo.

Hahnemann sperimentò poi anche l’effetto di altre sostanze sui pazienti sani confermando sempre la sua teoria e riducendo ancor di più i quantitativi utilizzati arrivando a dosi infinitesimali. Insieme alla diluizione le sostanze venivano anche dinamizzate. Il processo di “Dinamizzazione” consiste nell’agitare la soluzione più volte con l’obiettivo di potenziare l’azione delle sostanze disciolte all’interno grazie all’energia manuale.

Uno degli aspetti più importanti da considerare quando si parla di ricorso all’omeopatia consiste nell’affidarsi a un medico omeopata preparato su entrambi i fronti, quello della medicina tradizionale come dei trattamenti omeopatici. Questo in quanto la pratica omeopatica necessita in primo luogo di un approccio specifico, che varia da persona a persona. Ognuno ha un suo personale modo di rispondere ai trattamenti medici, siano essi tradizionali o frutto di tecniche alternative.

L’omeopatia inoltre si basa sul principio del “simile ha ragione del simile”, quindi individuare le caratteristiche del paziente e la sua capacità di risposta alle terapie si dimostra essenziale. Si procede somministrando al paziente una dose diluita di principio attivo si cerca indurre appunto una reazione “simile a quella riscontrabile in un soggetto sano”.

Agendo in sostanza più come un vaccino che come un normale farmaco antibiotico, l’omeopatia punta a stimolare la reazione del sistema immunitario inducendo una fisiologica e naturale guarigione da parte dell’organismo del malato. Per innescare questo processo l’omeopata dovrà avere cura di approfondire anche l’aspetto psicologico del paziente, analizzandone caratteristiche come l’emotività e come queste influiscano sulle capacità di recupero.

Un approccio orientato al riequilibrio dell’energia vitale dell’individuo, che per sua stessa caratteristica di base non ha mancato di attirare su di sé le più aspre critiche da parte di un’ampia parte dei rappresentanti della medicina tradizionale.

TAG: cure tradizionali, Hahnemann, omeopatia
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