dopo il voto amministrativo in Basilicata è l’assenso alla concessione della cittadinanza a Ramy, il ragazzo egiziano che ha contribuito a sventare quella che sarebbe potuta essere la strage dello scuolabus. Un atto che segna la saldatura tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio e che, solo in prima battuta, può essere letto come una ‘concessione’ (in termini di visibilità) del leader della Lega all’omologo pentastellato.
In gioco in vista di una campagna elettorale europea che si annuncia quanto mai aspra, c’è la tenuta del governo che passa necessariamente per un riequilibrio dell’esposizione mediatica tra i due azionisti dell’esecutivo Conte. L’iter giuridico del caso Ramy è ancora da definire, ma un primo punto è chiaro. Oltre al valore simbolico, con una certa abilità, si è portato sotto i riflettori un tema – quello dello Ius soli – ‘pericolosamente’ caro alla sinistra post-renziana a guida Zingaretti. E l’operazione ha dato istantaneamente i suoi frutti con il coro delle ‘anime belle’ della sinistra da tempo senza popolo. Tanto che il documentarista e scrittore (autocelebrato) di successo Matteo Renzi, oltre a rendere nota la sua perdita di peso, non solo politica, si è spinto a dichiarare che un grave errore del suo governo è stata la mancata apposizione della fiducia alla proposta di tradurre in legge lo Ius soli. E la palla, avvelenata, passa a Zingaretti. Sollecitato, quest’ultimo, dalle suadenti prese di posizione in materia che trascendono la politica, passando dai salotti buoni in rovina fino al web e al piccolo schermo. Il miliardario Rai Fabio Fazio e il professionista del vittimismo Gad Lerner ne sono un piccolo ma esaustivo esempio.
Accendere le luci sullo Ius soli, e di riflesso, sui temi sociali dell’immigrazione senza regole e del lavoro come miraggio, fa risaltare il totale fallimento delle politiche di centrosinistra. E ne smaschera le responsabilità, togliendo rilievo al tentativo di rilancio del Pd centrato su due punti chiave: la stigmatizzazione del sovranismo (con malcelate accuse neofascismo), la celebrazione di un’Europa indigeribile anche a stessa (con il patetico invito di Romano Prodi a farne bandiera ad ogni finestra).
pancia di un elettorato e di un popolo esausto da una congiuntura economica e sociale che ha progressivamente svuotato le culle (parlano gli indici demografici) e le tasche, negando ad una platea sempre più vasta di italiani un decente standard socioeconomico come Costituzione vorrebbe.