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Normalità

| 16 Marzo 2019 | IL FORMAT

Normalità. Con questo termine gli esponenti del regime di

Maduro hanno cercato di diminuire il dramma vissuto negli ultimi giorni nel Venezuela. Con la parola normalità, loro hanno preteso di svalutare il tragico saldo lasciato dai giorni più bui nella storia del Paese.

Più di 329 decessi negli ospedali, l’irreparabile perdita di cibo in un Paese colpito dalla carestia e i saccheggi delle attività commerciali che non potranno più aprire le loro porte al pubblico sono i sintomi di uno Stato in fase terminale, nel quale da 20 anni, coloro che occupano le poltrone del Palazzo di Miraflores, si sono impegnati a censurare i problemi piuttosto che a risolverli.

E’ proprio la normalità a cui fanno menzione gli oligarchi di Maduro l’elemento assente di questa storia. Non ne è rimasta alcuna traccia da quando governano loro. Da un po’ di tempo, quel ‘non fatto’ difficile da descrivere perché si fonda sul rispetto quotidiano delle poche regole che garantiscono la convivenza una società pacificata è stato abolito per dar vita a un infinito stato di eccezione.

Sì, nel Venezuela manca proprio quella normalità per cui non bisogna sempre pensare all’imprevedibile fino al punto trascurare le attività primarie – istruzione, lavoro, ecc – che garantiscono lo sviluppo della persona umana nell’evolversi della vita repubblicana. In altre parole, manca ciò che Cicerone definì la moltitudine di uomini riuniti intorno alla concordia nonché la Repubblica stessa e, al posto della concordia, si è incoronato un Potere dispotico che esercita il proprio dominio attraverso la discordia. Se dunque la concordia fa riunire le persone, la discordia tende a causare l’effetto opposto.

Laddove era presente lo Stato di diritto, le persone sono state sottoposte a uno stato di eccezione permanente nel quale le regole primarie sono state abolite con l’uso della forza. Al posto delle regole e della sicurezza c’è uno stato di emergenza che fa comodo a coloro che detengono il potere e le ricchezze.

Ai fini di mantenere la divisione tra chi l’élite che ha tutto e la popolazione che non ha nulla, quest’ultima viene sottomessa, repressa e maltrattata attraverso il costante, disordinato e imprevedibile uso della forza. I metodi di repressione variano e possono essere esercitati di forma diretta o indiretta a seconda del caso o dell’esigenza. Si va dalla repressione diretta rivolta contro un gruppo di manifestanti, detenzioni arbitrarie e omicidi politici fino forme più generali di umiliazione e oppressione come l’impedimento dell’accesso al cibo e ai farmaci oppure  l’interruzione dell’elettricità come ritorsione quando la popolazione rischia di perdere la paura e ribellarsi.

In pochi anni, larga parte dei venezuelani è stata trascinata dallo status di cittadinanza a una condizione di sudditanza, passando dall’esigenza del rispetto dei propri diritti e libertà fondamentali alla disperata ricerca della sola sopravvivenza. In una situazione del genere le persone ridimensionano i propri obiettivi non pensando più a svilupparsi né a progredire ma a proteggersi dal ricorrente e quotidiano pericolo di morte.

Rebus sic stantibus, sarà sempre confuso spiegare come nel Venezuela lo Stato di emergenza sia da considerarsi la normalità e come l’eventuale ripristino della normalità provocherebbe più di un’emergenza per chi detiene il Potere.

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