La base pentastellata è in fermento non solo e non tanto per il flop del voto sardo ma anche per il dibattito sul riassetto complessivo della struttura del Movimento. Oltre al tema del riassetto politico in chiave territoriale, sotto accusa è il modello e la struttura della comunicazione politica.
La piattaforma Rousseau e l’house organ Blog delle Stelle, secondo i malpancisti, sono strumenti inadeguati ed insufficienti a veicolare i principi ed i punti programmatici del Movimento. E questo rappresenta un paradosso per una forza politica che proprio dalla Rete e dalle battaglie comunicative a forte impatto ha mosso i primi passi fino a raccogliere il pieno di consensi alle ultime elezioni politiche. Parte della base, proprio sui social, critica apertamente la gestione della comunicazione istituzionale affidata al tandem Ilaria Loquenzi e Rocco Casalino. La prima, responsabile della comunicazione del Movimento 5 Stelle, il secondo portavoce del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte.
Twitter e Facebook proprio di Casalino: basta dare uno sguardo ai suoi profili social per coglierne una ‘manutenzione’ davvero poco adeguata al ruolo che egli riveste. Casalino, come lamentano attivisti dei 5 Stelle, bene farebbe a gestire in maniera curata ed aggiornata i profili aperti visto che ad esempio, l’ultimo cinguettio su Twitter nel profilo ufficiale, in cui lo stesso Casalino rivendica il suo ruolo, risale all’8 novembre 2018. Stesso discorso per Fb dove il portavoce di Palazzo Chigi ha aperto un account pubblico che però è fermo al giugno 2018. E’ questa la macroscopica metafora della parabola discendente della comunicazione a 5 Stelle, a maggior ragione se paragonata alla capacità ed alla forza d’urto dell’alleato di governo Matteo Salvini e del suo spin doctor Luca Morisi
Defilatosi Grillo, insistono alcuni militanti, il Movimento 5 Stelle diventato forza di governo sembra essersi ingrigito, ingessato, ed incapace di veicolare i valori ed i punti fondanti del Movimento stesso. Sembrano lontani anni luce le geniali trovate come la diretta streaming nella quale Beppe Grillo, insieme a Luigi Di Maio, allora semplice parlamentare, demoliva la boria di Matteo Renzi che si apprestava a diventare Presidente del Consiglio senza legittimazione alcuna del voto uscito dalle urne.
di maggio, secondo parte della ‘base’, passa proprio per il recupero di una forza di comunicazione che valorizzi a livello mediatico le battaglie tradizionalmente ‘forti’ della galassia pentastellata. E questa caduta di appeal, con Matteo Salvini abilissimo nel catalizzare i riflettori dell’azione politica, appare paradossale se si considera che il Movimento può vantare al proprio interno ‘cavalli di razza’ della comunicazione politica come Emilio Carelli (ex direttore di SkyTg24) e Gianluigi Paragone che, a partire dal quotidiano La Padania ha costruito il proprio successo personale.