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Bambini disabili, scoperto il legame con lo smog

| 23 Novembre 2018 | IL FORMAT

Adesso è la scienza ha confermare con mille studi, che in un ambiente inquinato ci si può ammalare. E spesso ha pagarne le spese sono i più piccoli. I bambini britannici con disabilità intellettive vivono in aree in cui l’aria è inquinata in percentuali maggiori rispetto ai coetanei. E’ il dato che emerge da un nuovo studio finanziato da Public Health England, agenzia governativa Gb afferente al Dipartimento salute, e pubblicato sul ‘Journal of Intellectual Disability Research’. I risultati sono frutto di un’analisi dei dati estratti dal Millennium Cohort Study del Regno Unito, che si basa su un campione rappresentativo a livello nazionale di oltre 18 mila bambini britannici nati tra il 2000 e il 2002.

L’esposizione all’inquinamento atmosferico outdoor, riflettono gli esperti, può impedire lo sviluppo cognitivo, aumentando così il rischio di disabilità intellettiva. “Sappiamo che le persone con queste problematiche nel Regno Unito hanno una salute peggiore e muoiono prima di quanto dovrebbero – dice l’autore principale del lavoro Eric Emerson, dell’University of Sydney, in Australia – Questa ricerca aggiunge un altro tassello al puzzle, per capire perché succede e cosa deve essere fatto al riguardo”. La ricerca ha messo in evidenza che, nell’arco delle età prese in esame, in media i bambini con disabilità intellettive avevano il 33% di probabilità in più di vivere in aree con elevati livelli di particolato diesel, il 30% in più di vivere rispettivamente in aree con alti livelli di biossido di azoto e in aree con alti livelli di monossido di carbonio, e il 17% in più di probabilità di vivere in aree con alti livelli di anidride solforosa. Sulla base dei dati raccolti, gli autori sottolineano che la disabilità intellettiva risulta essere più comune tra i bambini che vivono in aree più svantaggiate da un punto di vista socio-economico, le quali tendono ad avere livelli più elevati di smog.

L’inquinamento non fa ammalare solo il Pianeta ma anche i suoi abitanti, al punto da causare una morte su sei a livello globale, provocando malattie tra le più disparate, da quelle cardiovascolari alle respiratorie, ai tumori, fino anche a gravi infezioni; il peso maggiore in termini di vite umane grava sulle spalle del Sud del Mondo. “Emesso” sulla rivista The Lancet, il grigio bollettino dell’inquinamento parla di 9 milioni di morti l’anno (dati relativi al 2015). L’inquinamento atmosferico (esterno da smog, particolato presenti nell’aria e interno da uso domestico di combustibili fossili) è responsabile di 6,5 milioni di morti l’anno (in gran parte per malattie cardiovascolari e respiratorie); l’inquinamento idrico di 1,8 milioni di decessi annui (per infezioni gastrointestinali, parassiti, diarrea), l’inquinamento legato all’ambiente di lavoro (da tossine e sostanze chimiche cancerogene) 0,8 milioni di morti annui (specie per tumori).

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Infine l’inquinamento da piombo è responsabile di mezzo milione di morti legati a ipertensione, insufficienza renale, malattie cardiovascolari. Sono solo alcuni dei dati emersi da uno studio della Commission on Pollution and Health, un progetto biennale che ha coinvolto oltre 40 autori di vari paesi del mondo. Usando dati del Global Burden of Disease, è emerso che la maggioranza dei decessi si colloca nel Sud del mondo in cui mediamente ogni 4 morti una è imputabile all’inquinamento, specie in paesi come India (che da sola conta 2,5 milioni di morti da inquinamento in un anno) e Cina (1,8 milioni), travolti da una rapidissima industrializzazione. Le forme di inquinamento associate allo sviluppo industriale quali l’inquinamento atmosferico ambientale (incluso l’ozono), l’inquinamento chimico, occupazionale e del suolo fanno oggi più vittime che in passato: si è passati da 4,3 milioni nel 1990 a 5,5 milioni nel 2015. “L’inquinamento è molto di più che un problema ambientale, è una minaccia profonda e pervasiva che affligge molti aspetti della salute umana e del benessere. Merita attenzione da parte dei leader di tutto il mondo, della società civile, dei professionisti della salute, delle persone”, dichiara il co-direttore della Commissione Philip Landrigan, della Icahn School of Medicine at Mount Sinai. L’inquinamento ‘ammala’ anche l’economia: i costi delle vittime e delle malattie da inquinamento sono pari all’1,3% del Pil nei paesi a basso reddito e allo 0,5% nei paesi ricchi (in media globalmente allo 0,13% del PIL). I costi più prettamente sanitari collegati all’inquinamento sono pari al 7% della spesa sanitaria annua nei paesi a medio reddito, e all’1,7% della spesa nei paesi ricchi. “L’inquinamento può essere eliminato, e prevenirlo può essere notevolmente costo-efficace, aiutando a migliorare la salute e aumentare l’aspettativa di vita, mentre si potenzia l’economia”, conclude l’altro co-direttore Richard Fuller di Pure Earth, USA.

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