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Giuseppe Conte: il diplomatico di Palazzo Chigi

| 19 Novembre 2018 | IL FORMAT, POLITICA

Quando il suo nome iniziò a circolare sulle pagine dei quotidiani e sui notiziari, durante quelle frenetiche giornate primaverili di trattative, tutti si posero la stessa domanda. Chi diavolo è costui? I più attenti già lo conoscevano poiché Luigi Di Maio lo propose a capo del ministero della pubblica amministrazione in quella famosa lista di ministri resa nota pochi giorni prima delle elezioni. Ma certamente quando il suo nome venne proposto per la Presidenza del Consiglio dei Ministri la sorpresa fu grande da parte di tutti. Infine, dopo la diatriba tra Salvini e il Quirinale relativa al ministero dell’economia e nonostante l’apparente naufragio dell’intesa giallo-verde con richiamo d’urgenza di Carlo Cottarelli, Giuseppe Conte divenne presidente del consiglio giurando sulla Costituzione.

Gli italiani si ritrovarono a capo del loro governo una persona di cui non avevano mai sentito parlare. Un perfetto sconosciuto. E allora ci si affrettò a saperne di più su questo misterioso Giuseppe Conte. Ci pensò la stampa straniera a svelare la vicenda relativa a un curriculum parecchio ambiguo e pieno di punti interrogativi mentre in patria la scena governativa venne immediatamente egemonizzata dai vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, i quali con le loro dichiarazioni e uscite più o meno infelici occupavano, e occupano tuttora, le prime pagine dei giornali e i notiziari.

Conte sembrava schiacciato in mezzo ai due vice fin da subito. Talmente schiacciato da lasciare giusto quel poco di spazio che bastava per evitare che i due firmatari del contratto di governo entrassero in collisione. La relativa assenza del presidente del consiglio nel dibattito pubblico fece scattare in men che non si dica il ludibrio della stampa e dell’opposizione. Marionetta, fantasma, zerbino e tanti altri deprecabili appellativi gli furono affibbiati, mentre i più educati si limitavano a chiamare l’attuale governo con il nome dei due vice, così da implicare l’inconsistenza politica del premier.

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Che piaccia o meno, Giuseppe Conte è il presidente del consiglio di questo governo, nonostante quello che dicono detrattori e delegittimatori di turno. È lui che ci mette la faccia quando va nelle sedi comunitarie a incontrare i vertici delle istituzioni. È lui che va a incontrare i partner europei del nostro paese. È lui che va alla Casa Bianca, al G7 oppure al Cremlino. È lui che stringe la mano e parla con i capi di governo di tutto il mondo. Ordinaria amministrazione di un qualsiasi primo ministro si dirà, ma è comunque bene ricordarlo a chi gioca a sminuire le prerogative dell’inquilino di Palazzo Chigi.

Tuttavia, è indubbio che Giuseppe Conte sia un presidente del consiglio peculiare. Il peso dei due vicepremier è notevole, ma a dirla tutta la peculiarità non è una caratteristica esclusiva di Conte, bensì descrive tutto l’attuale governo. L’esecutivo Conte vede al suo interno almeno due tipologie di politici. Vi sono i due demagoghi, che oltre ad essere titolari dei rispettivi ministeri sono anche, è bene tenerlo sempre a mente, i leader dei due partiti di maggioranza. Essi sono le menti dietro al contratto di governo, i protagonisti assoluti dei pettegolezzi politici che occupano stabilmente quotidiani e notiziari, le celebrità indiscusse dei social media che possono contare su una folta schiera di fedelissimi adulatori, specialmente per quanto riguarda Salvini. Senza scendere troppo nei dettagli, i leader di Movimento 5 Stelle e Lega incarnano l’idealtipo del politico cosiddetto populista o sovranista.

Vi è poi quella tipologia di politici più moderati, composti, più “establishment” per dirla con uno slogan che va di moda, che si distinguono per un uso non eccessivo dei social media, un linguaggio e dei toni pacati e che sanno addirittura come si chiama il presidente cinese! In questa categoria rientra il presidente del consiglio Giuseppe Conte, oltre al ministro dell’economia Giovanni Tria e quello degli affari esteri Enzo Moavero Milanesi. Figure politiche che, da notare, occupano tutte dei ministeri cruciali.

Questa parte più moderata della squadra di governo fa da contraltare al populismo sfrenato di Salvini e Di Maio e per certi versi entra in contraddizione con la loro retorica radicale.

Lega e Movimento 5 Stelle, nonostante siano alleati, rimangono due schieramenti politici ben diversi che fino a prima delle elezioni manco si consideravano. La stampa riporta continuamente le vicende relative ai litigi, veri o presunti, tra i due vicepremier. Le differenze tra questi, cristallizzate perfettamente dalle loro proposte di punta durante la campagna elettorale (flat tax di destra e reddito di cittadinanza di sinistra) non potevano non avere ripercussioni sulla tenuta del governo. Ed è qui che entra in gioco il presidente del consiglio. Conte è chiamato a svolgere il non facile compito di mediatore nella dialettica tra i due azionisti di maggioranza del governo. Una sorta di arbitro che deve calmare gli animi e renderli disponibili a dialogare costruttivamente.

Ma il lavoro diplomatico di Conte non si ferma ai vertici di maggioranza che si stanno tenendo a decine ultimamente. Esso va al di là dei confini nazionali e viene svolto soprattutto nelle sedi dell’istituzioni comunitarie. Le ultime caotiche settimane sono state caratterizzate dal dibattito insistente sulla legge finanziaria che ha visto il governo, intenzionato ad aumentare la spesa pubblica, opporsi alla Commissione Europea che ha già rifiutato la prima bozza. Tale rifiuto ha scatenato la retorica populista dei due demagoghi che hanno individuato in Bruxelles la sede di quelle istituzioni che vogliono costringere gli italiani alla povertà perenne ed impedire la crescita economica del paese. Mentre Salvini e Di Maio facevano i fenomeni davanti allo smartphone, Conte andava a Bruxelles mettendoci la faccia incontrando il presidente della Commissione Europea Juncker e dovendo mediare con le istituzioni, offrendo un’immagine del nostro governo più moderata e disponibile al dialogo.

Altro che fantasma, Giuseppe Conte è il diplomatico di Palazzo Chigi incaricato di mediare tra i suoi due vice e di salvare la credibilità internazionale del nostro governo, che se fosse per loro sarebbe crollata già da tempo.

TAG: commissione europea, Giuseppe Conte, governo gialloverde, Lega, legge finanziaria, Luigi Di Maio, manovra finanziaria, Matteo Salvini, Movimento 5 Stelle, Movimento Cinque Stelle, Palazzo Chigi, premier, Presidente del Consiglio, primo ministro, UE, vicepremier
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