
Si fa fatica a capire, ad accettare che di inquinamento ci si ammala. Continui studi confermano, che per salvarci dobbiamo fare qualcosa, senza girare la testa dall’altra parte. Lo smog, e in particolare il gas di scarico delle auto diesel, potrebbe essere un fattore cruciale in grado di aumentare il rischio di artrite reumatoide, malattia cronica che interessa le articolazioni ma che coinvolge anche tutto l’organismo.
La scoperta arriva dai ricercatori dell’Università di Roma La Sapienza e costituisce un passo avanti nel filone di studi che indagano l’influenza dell’ambiente in malattie autoimmuni, come quelle reumatiche. L’insorgenza dell’artrite reumatoide è collegata a un aumento dei livelli di ‘citrullinazione’, un processo naturale di regolazione della funzione delle proteine che, se diventa eccessivo, provoca un accumulo patologico di proteine citrullinate. Queste, a loro volta, evocano una risposta che causa la produzione di anticorpi, determinando un attacco autoimmune contro i tessuti normali.
A oggi il principale fattore ambientale noto per attivare questo processo è il fumo di sigaretta. Il team, coordinato da Guido Valesini, in collaborazione i ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr), è andato “a caccia” di altri fattori scatenanti in grado di attivare il sistema immunitario. Lo studio, pubblicato sulla rivista Cell Death & Disease, ha approfondito il ruolo del particolato atmosferico proveniente dai gas di combustione dei motori diesel Euro 4 ed Euro 5 e ne ha valutato gli effetti sulla funzionalità e sulle caratteristiche biologiche delle cellule del tessuto bronchiale. I risultati degli esperimenti hanno dimostrato come le nanoparticelle derivanti dalla combustione dei motori diesel siano in grado di indurre autofagia (una forma di autodigestione) e morte delle cellule dell’epitelio bronchiale, con concomitante produzione di proteine citrullinate. “Sulla base di questa nuova osservazione – spiega Valesini – si può ipotizzare che l’inquinamento atmosferico possa avere un ruolo non secondario, in soggetti predisposti, nella patogenesi di alcune malattie immunomediate, come l’artrite reumatoide”.
Il nostro paese sarebbe al secondo posto in Europa a causa dei decessi per pm2.5 (60.600), e addirittura al primo posto per le morti da biossido da azoto (20.500) e per l’ozono (3.200). Inoltre in Europa 3,9 milioni di persone sono residenti in zone dove i livelli di inquinanti atmosferici, come Pm10, biossido di azoto e ozono, vengono quotidianamente superati. Il dato preoccupante è che di queste persone, 3,7 milioni, quindi circa il 95%, vivrebbe al Nord Italia. La situazione in Pianura Padana è particolarmente critica a causa dei livelli di ozono e ossidi di azoto presenti nell’aria e dovuti principalmente all’utilizzo di motori Diesel. Secondo l’Oms, il 90% dei bambini respira inquinamento. I morti infantili dovuti allo smog sfiorerebbero i 600mila casi. L’Italia anche in questo rapporto risulta essere uno dei paesi peggiori, esponendo il 98% dei ragazzi under 15 a livelli eccessivamente alti di polveri ultrasottili.