Alcuni amano stare da soli per ritagliarsi un momento della giornata in cui rimanere con i propri pensieri. Ma lo stare troppo da soli o isolarsi può aumentare il rischio di demenza del 40%. La conferma arriva da uno studio senza precedenti per dimensioni e durata, condotto da esperti della Florida State University (FSU) a Tallahassee coinvolgendo 12.030 individui arruolati nell’ambito del “Health and Retirement Study”, tutte persone dai 50 anni in su. I risultati sono stati resi noti su The Journals of Gerontology: Series B. Gli esperti hanno ‘misurato’ la solitudine e l’isolamento sociale di ciascun partecipante all’inizio dello studio e poi ogni due anni hanno sottoposto l’intero campione a test di valutazione delle abilità cognitive, per un periodo di tempo medio di 10 anni. Nel corso dello studio per 1104 individui è arrivata la diagnosi di demenza. Ebbene è emerso che il sentirsi soli – ma non l’isolamento sociale di per sé – si associa a un rischio di demenza del 40% maggiore nell’arco di 10 anni. Uno studio di qualche anno fa condotto dalla Harvard University sostiene, che gli adulti di mezza età che vivono da soli hanno il 24% di probabilità in più di soffrire di malattie cardiache. Ma qual è il collegamento tra la sensazione di sentirsi soli e il nostro cuore? Chi soffre di solitudine non ha il “cuscinetto” dell’affetto altrui: non avendo il supporto morale o il calore di amici e parenti, si è più predisposti a risentire degli effetti negativi dello stress, che aumentano la possibilità di soffrire di disturbi cardiaci. Elevati livelli di ormoni dello stress fanno sì che nel cuore si accumuli il colesterolo. Ma non solo: pensando di non poter contare su nessuno, nel caso in cui ci si senta male si è meno predisposti a dirlo a qualcuno e ad andare dal medico. Chi si sente solo, poi, generalmente fa meno attività fisica e mangia in modo disordinato: fattori, questi, non ideali per la nostra salute e per il nostro cuore. Inoltre, chi soffre di solitudine potrebbe avere meno interesse nel curare il proprio corpo, ma non solo dal punto di vista estetico. Cenando o pranzando da soli è più facile porre meno attenzione in ciò che si mangia: si preferiscono cibi veloci e meno salutari. Le donne e gli uomini single dai 50 anni in su, ad esempio, mangiano meno frutta e verdura rispetto a quando erano sposati o avevano un partner. Infine, la solitudine indebolire il nostro sistema immunitario. Secondo uno studio della Ohio Università del 2013, la solitudine rende meno aggressive le risposte del sistema immunitario, soprattutto in risposta a forti situazioni di stress. Le persone sole producono, infatti, livelli più elevati di proteine correlate alla presenza di infiammazioni comuni e croniche. Queste possono essere collegate a diverse condizioni patologiche come la malattia coronarica, il diabete di tipo 2, l’artrite, il morbo di Alzheimer, la fragilità e il declino delle funzionalità causate dall’invecchiamento. Secondo la ricerca, poi, chi soffre di solitudine ha più anticorpi del citomegalovirus nel sangue rispetto alle persone che, invece, hanno più relazioni sociali. Questo significa che, proprio come lo stress cronico, la solitudine provoca la riattivazione del virus e il conseguente aumento degli anticorpi.