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Uniti per un giorno….e poi!?

| 4 Ottobre 2018 | IL FORMAT, POLITICA

Domenica si è tenuta la manifestazione del Partito Democratico in Piazza del Popolo a Roma. Decine di migliaia di persone venute da tutta Italia – 70 mila secondo gli organizzatori, molte di meno in realtà – hanno partecipato all’evento che dovrebbe segnare l’inizio della rinascita del partito uscito con le ossa rotte dalle elezioni politiche dello scorso 4 marzo.

All’evento erano presenti tutti i big. Ha preso la parola il segretario Maurizio Martina, c’era Nicola Zingaretti, il presidente della Regione Lazio e al momento unico candidato alla segreteria, il capogruppo alla Camera Andrea Marcucci, l’ex ministro delle infrastrutture Graziano Del Rio e tanti altri. Hanno partecipato pure l’ex segretario Matteo Renzi e l’ex presidente del consiglio Paolo Gentiloni. Il rapporto tra i due si è progressivamente deteriorato negli ultimi mesi. Gentiloni ha iniziato ad assumere un ruolo di sempre maggiore visibilità nel partito mentre Renzi individuava nelle cause della Caporetto del 4 marzo la mancanza di leadership e carisma durante la campagna elettorale. Un modo semi-educato per dire tra le righe che la consistenza di Gentiloni nel ruolo di leader politico è pari a quella del pongo.

Ciononostante, i due sembrano essersi riappacificati con un abbraccio proprio durante la manifestazione di Roma mentre il pubblico in piazza ha ripetutamente chiesto a gran voce l’unità del partito. “Uniti! Uniti!” è questo il coro che ha accolto Renzi e Gentiloni quando sono scesi in mezzo alla folla accalcata che li incitava.

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Proprio il tema dell’unità è un aspetto centrale per la rinascita del Pd. Anzi, fondamentale. La richiesta fatta da migliaia di persone in Piazza del Popolo dovrebbe far riflettere i vari dirigenti e capi corrente del partito. È l’elettorato più fedele a chiedere un impulso di discontinuità col passato recente caratterizzato da illogiche lotte intestine e faziosità corrosiva. Se il Pd vuole rinascere tornando ad essere competitivo deve essere unito. L’opposizione va fatta alla maggioranza di governo e non alle correnti interne al partito.

Il messaggio lanciato dalle migliaia di persone in Piazza del Popolo è chiaro e tondo. Ora spetta ai vertici del partito di recepirlo e metterlo in pratica. L’utilità della manifestazione di Roma si misurerà proprio su questo aspetto cruciale. Se l’aria interna al Pd cambierà e se la faziosità verrà sostiuita con l’unità, allora la manifestazione si sarà rivelata utile. In caso contrario, l’effetto sarà controproducente e per il Pd si prospetterà l’ennesima emorragia elettorale perché persino la base più fedele verrebbe delusa. L’ evento di Piazza del Popolo assumerebbe i contorni di una celebrazione che ha decretato, ancora una volta, il distacco sempre più ampio tra l’elite del partito e la base elettorale. Se la classe dirigente non riuscirà a concretizzare il messaggio delle migliaia di fedelissimi rimanenti, allora Piazza del Popolo non sarà il luogo della rinascita del partito, bensì quello del suo funerale.

Smontata la baracca e tornati tutti a casa, Renzi e Gentiloni hanno ripreso a guardarsi in cagnesco? L’abbraccio e il clima cordiale di Piazza del Popolo erano solo una messa in scena oppure segnano davvero un nuovo inizio per il partito? Questo è il punto della questione. Su tale aspetto il Pd gioca la sua credibilità futura e la fedeltà dello zoccolo duro del suo elettorato. I tempi per il rilancio del partito si sono allungati in modo ridicolmente eccessivo. Basta constatare che ci sono voluti quasi sette mesi dalla famigerata sconfitta per riuscire ad organizzare una manifestazione nazionale come quella di domenica scorsa. Nel frattempo i sondaggi continuano a registrare un calo dei consensi e non c’è nulla di cui meravigliarsi per questo.

Ad ogni modo, l’unità, per quanto essenziale, sarà solo l’ultimo tassello della ricostruzione del Pd. L’unità del gruppo dirigente deve essere costruita attorno a degli ideali, ovvero un programma completo e condiviso che offra un’alternativa seria alla maggioranza di governo e che la vada a impensierire sui temi cruciali offrendo una proposta nuova e credibile. Limitarsi a commentare l’operato e le dichiarazioni dei membri del governo con affermazioni diffamatorie, come è stato fatto finora, non è una strategia di opposizione soddisfacente.

L’unità va fondata su basi solide. La ricerca e la negoziazione di tali basi è un altro degli appuntamenti inderogabili per il Pd e ciò probabilmente avverrà con una resa dei conti tra le varie anime che lo compongo. Ciononostante la folla di domenica ha fatto sentire inequivocabilmente la sua voce. Il Pd non è più il grande “partito della nazione” e la persistenza delle lotte interne è inaccettabile dopo una sconfitta così dura come quella del 4 marzo, che avrebbe dovuto unire invece che dividere ancora di più il partito. Piazza del Popolo sembra proprio l’ultima fermata. Il gruppo dirigente è salito in tempo?

TAG: evento, manifestazione, manifestazione Pd, Matteo Renzi, Maurizio Martina, Paolo Gentiloni, Partito Democratico, PD, Piazza del Popolo, roma, segretario, unità
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