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Ripensare il futuro per un’economia della felicità

| 29 Settembre 2018 | ATTUALITÀ

di Marco Staffiero

C’è qualcosa che non torna… La cosiddetta società “perfetta” del consumismo sfrenato sta perdendo i pezzi. E non serve lo stregone di turno per rendersene conto. Sono ormai decenni, che ad ogni problema si fa riferimento alla tanto pubblicizzata “crescita economica”. Ma non tutti la pensano così. C’è un movimento internazionale che la pensa diversamente ossia che dobbiamo concentrarci sul soddisfare quelli che sono i bisogni umani ed ecologici reali attraverso il risveglio dei nostri legami profondi con le comunità e con la natura – attraverso quella che viene definita una “economia della felicità”.

Dopo il successo dell’edizione italiana del 2016, e le successive conferenze in Korea, New Mexico, Usa, in Ohio, Vermont e Washingtom, e il World Forum in Giappone, la Conferenza Economia della Felicità torna in Italia con una “due giorni” di incontri, conferenze e raduni con partecipanti di livello internazionale il 29 e 30 settembre a Prato, organizzato da Local Futures Economics of Happiness, Manitese Onlus – Firenze e il Movimento per la Decrescita Felice, con Terra Nuova Edizioni.

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Previsti 7 workshops presieduti da personalità di spicco su varie tematiche legate a ripensare e riformulare l’economia mettendo l’ambiente, la dignità e la salute umana al centro. Inoltre,  un convegno aperto al pubblico con oltre 1000 persone tra attivisti, pensatori, gruppi e organizzazioni come il filosofo economista Serge Latouche, Kiebo Oiwa & Yamada (antropologo ed ex Ministro dell’Agricoltura in Giappone), George Ferguson (ex Sindaco di Bristol), Rossano Ercolini (Presidente Zero Waste Europe) la stessa Helena Norberg-Hodge (fondatrice e direttore di Local Futures), Massimo Fini e Daniel Tarozzi.

Una nuova realtà, un nuovo modo di pensare, che prende spunto dal libro di Helena Norberg Hodge “Ancient Futures”, pubblicato nel ’91, racconto antropologico su cosa accade alla società di Ladakh ai piedi nell’Himalaya, tradotto in 42 lingue, è diventato un film – Economia della Felicità – ed ha generato un progetto più ampio di mobilitazione mondiale, una call in action che da due anni sta interessando sempre più persone che credono ad un modello nuovo di economia.Del resto gli indici economici-sociali della società dei consumi sono dei parametri per ripensare al futuro.

Tanto per citare qualche dato, nel 2015, 85 uomini detenevano la ricchezza di 3,5 miliardi di persone cioè della metà della popolazione mondiale (rapporto Oxfam sulla Disuguaglianza 2015); nel 2017, solo 8 uomini detengono la ricchezza di 3,6 miliardi di persone. Inoltre, 1° agosto 2018 si è celebrato il Giorno del Sovrasfruttamento della Terra, il giorno in cui l’umanità ha usato l’intero budget annuale di risorse naturali a sua disposizione. Se tutti gli abitanti della terra consumassero le stesse risorse di australiani o americani, avremmo bisogno di 5 pianeti; per il consumo degli italiani sarebbero necessari 3 pianeti mentre per gli abitanti della Guinea, molto meno di mezzo. (fonte: https://www.overshootday.org/newsroom/press-release-italian/).

Altri dati: sono 200 milioni le persone con problemi di depressione nel mondo con un incremento del 20% secondo l’OMS; 350 milioni soffrono di disturbi legati all’ansia, nevrosi e attacchi di panico. In Italia, l’uso degli ansiolitici è aumentato dell’8% nell’ultimo anno. Infine l’Intergovernmental Panel On Climate Change (IPCC), V Report 2013, ha ancora una volta confermato che il surriscaldamento globale e il cambiamento climatico è determinato dall’attività industriale degli ultimi 60 anni.

I gas serra sono aumentati del 40% dal 1990 al 2016. Il tasso di crescita di CO2 negli ultimi 70 anni è aumentato di 1000 volte rispetto ai dati registrati nell’ultima era glaciale.Secondo gli studi portati avanti dal movimento attraverso l’organizzazione Local Futures, la struttura stessa dell’attuale economia globale causa instabilità, senso di scarsità (indotta e artificiale) e competizione, squarciando il tessuto di comunità e producendo distruzione ecologica su scala massiccia.

Collasso finanziario, scandali bancari, debiti enormi, surriscaldamento globale, crisi del petrolio, livelli di disoccupazione in aumento, crescita dei livelli di alienazione personale, tutti questi sono, per un crescente numero di persone, tra cui ecologisti, filosofi, economisti, attivisti, segni della disfunzionalità dell’attuale modello basato sulla egemonia del lato economico e sul mito della crescita globale.

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