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Reddito di cittadinanza: analisi di un politologo qualunque

| 29 Settembre 2018 | ATTUALITÀ, ECONOMIA, POLITICA

Reddito di cittadinanza sì, reddito di cittadinanza no

Uno degli slogan più populisti e demagogici che ha portato all’elezione dell’attuale governo a maggioranza M5S è il cosiddetto “Reddito di Cittadinanza”: una misura che, secondo gli artefici di tale provvedimento, migliorerebbe sostanzialmente la situazione di milioni di persone (in Italia) che, nel momento attuale, vivono in condizioni di povertà.

Un antico proverbio cinese recita così: “Non dargli del pesce, ma insegnagli a pescare”.

La soluzione che viene prevista (ed è stata prevista) dal M5S per far fronte all’emergenza povertà in Italia (se di emergenza possiamo parlare) è quella di elargire una somma in denaro, a cadenza mensile, a tutte quelle persone certificate e dichiarate “povere” dal loro ISEE.

Ma partiamo dall’inizio, onde evitare di complicare la situazione già di per sé eccessivamente complicata.

I requisiti per ottenere il Reddito di Cittadinanza sono i seguenti:

  • avere più di 18 anni;
  • essere disoccupati o inoccupati;
  • avere un reddito da lavoro inferiore a quanto stabilito dall’ISTAT;
  • avere una pensione inferiore a quella determinata sempre dall’ISTAT.

Ovviamente, affinché si possa beneficiare con costanza nel tempo di queste “agevolazioni” economiche è necessario seguire determinate regole come, per esempio, l’essere iscritti al centro per l’impiego, iniziare un percorso di ricerca del lavoro, cercare il lavoro per almeno due ore giornaliere e molto altro.

Dove si trovano i soldi per il reddito di cittadinanza

Supposto che le casse dello stato non abbiano fondi illimitati ma siano perentoriamente soggetti a deficit ed eccedenze, dove si trova il denaro per far fronte al cosiddetto “Reddito di Cittadinanza”?

La risposta è pressoché semplice: se c’è un disavanzo dalle casse dello stato, lo si prende da questo disavanzo. Se non si è, invece, in grado di far fronte nell’immediato ad una spesa così ingente (si parla, infatti, di 16-20 miliardi di euro), questo denaro viene tolto da altri capitoli di spesa statale, entrate e bonus.

Secondo il M5S, questi 20 miliardi di euro possono essere abilmente presi (e prelevati) da:

  • gioco d’azzardo;
  • banche;
  • compagnie petrolifere;
  • finanziamenti dei giornali;
  • spese per la politica.

Analisi del reddito di cittadinanza di un politologo qualunque

Senza ombra di dubbio la promessa elettorale del reddito di cittadinanza può essere classificata come “populista”, in quanto promette mari e monti esclusivamente e solo con lo scopo precipuo di ottenere voti per essere eletti.

Da domani più pane per tutti!

Col reddito di cittadinanza non si rischia, forse, di:

  • impoverire ulteriormente le casse dello stato? Ergo, dove si trovano i soldi per il reddito di cittadinanza? Siamo sicuri che non vengano tolti da altri capitoli di spesa (già ridotti all’osso, come sanità, istruzione, ricerca, etc?).
  • alimentare ed incentivare il lavoro irregolare “il cosiddetto lavoro nero”? (esempio: se si lavora irregolarmente e si percepisce uno stipendio di 1500 euro mensili, nessuno sarà capace di dimostrare e provare che non si possa essere beneficiari del reddito di cittadinanza). Ergo, già si percepisce un reddito “non dichiarato” e che non compare sull’ISEE ed, in più, si beneficia del reddito di cittadinanza.
  • disincentivare una ricerca costante del lavoro? Cioè, se si è disoccupati o inoccupati, il reddito di cittadinanza (sebbene sia costellato dalle buone intenzioni dei legislatori) non limita il desiderio di provare a ricercare un’occupazione? Ecco un ragionamento pratico, povero e semplicemente comprensibile: “Che mi importa di trovare un lavoro se già percepisco il reddito di cittadinanza?”.

Quello che servirebbe realmente all’Italia, se davvero il desiderio principale dei legislatori pentastellati è quello di risollevare le sorti di famiglie in condizioni di povertà, non sono certo degli incentivi economici.

Il motore dell’economia di qualunque paese, in qualunque parte del mondo, è l’investimento, inteso come “l’acquisto di un bene strumentale che venga utilizzato nel tempo e produca ricchezza”.

Visto che il reddito totale di un paese, che noi chiamiamo Y, è composto essenzialmente da due macro-fattori, che sono: la propensione al consumo e la propensione agli investimenti e considerato che la propensione al consumo (intesa come quella parte di reddito percepita che viene destinata dalle persone in spesa di beni di consumo) in Italia è pressoché costante, l’unico fattore in grado di influenzare realmente il reddito Y totale è un intervento nella propensione agli investimenti.

Riallacciandoci al nostro discorso sul reddito di cittadinanza: le condizioni che determinano un miglioramento reale della situazione delle persone che vivono sotto la soglia di povertà non sono certo qualche centinaio di euro in più al mese.

Al fine di migliorare sicuramente la situazione di aree della penisola italiana disagiata e in condizioni di povertà si rendono necessari investimenti economici, che creino occupazione e diano vita ad un circolo vizioso in positivo.

TAG: denaro, economia, investimenti, M5S, Reddito di cittadinanza, stipendio
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