Pare sia stato ucciso da un agricoltore residente in zona, il 29enne del Mali Soumayla Sacko. L’indagato, Antonio Pontoriero, 43 anni, è il nipote di uno dei soci della società proprietaria dell’ex fornace di San Calogero, la fornace in cui si è consumato il delitto.
Il procuratore di Vibo ha confermato che dietro l’omicidio dell’immigrato non v’è alcun movente xenofobo: “Chi ha sparato ha voluto dimostrare che in quella zona e, soprattutto, dentro la fabbrica abbandonata, nessun intruso avrebbe dovuto metterci il naso – dice il procuratore -. Non sappiamo al momento quali possano essere gli interessi che ruotano attorno a quell’area: ma le indagini hanno accertato che proprio lì sono stati sotterrati rifiuti tossici e fanghi pericolosi, e per chi gestisce quel territorio le presenze ‘ingombranti’, possono creare problemi”.
Chi era Soumayla Sacko? L’hanno immediatamente dipinto come un eroe.
Fatto salvo il rispetto della persona e l’esecrabilità di un omicidio, si fa davvero fatica a capire tanto eroismo.
Sacko era un “sindacalista”, così è stato ancora presentato e così giornali e tv hanno riferito… E la domanda sorge spontanea: e dove e quando ha militato o fatto il praticantato?
“Era il sindacalista dei nuovi schiavi, era l’unico che si occupava di loro in quella terra disgraziata”, così scrive l’ennesimo sprovveduto di turno, mosso dall’onda emotiva del momento. Sacko, dicono, voleva difendere i diritti di chi viene sfruttato. Questo è certamente nobile e gli fa onore. Tanto di cappello. Ma un immigarto non può arrivare in Europa, in Italia, vivere nelle baracche in un contesto distante anni luce dal concetto elementare dei diritti e dei doveri e pretendere di fare il sindacalista. I problemi non si risolvono fra le lamiere, ma con linee politiche precise in fatto di immigrazione e sfruttamento. Linee che possono partire solo da un Governo.
Non si cambiano le cose se poi si vive o sopravvive rovistando in una discarica di lamiera.
Sacko non era a capo di nessun movimento bracciantile come qualche cretino vuole far credere. Sacko è stato ucciso non perché difendeva i diritti dei poveri e degli sfruttati, come piace ripetere a qualcuno, ma semplicemente perché in quel luogo dove di sicuro circolano illeciti movimenti, Sacko non doveva starci. Lui come chiunque. L’eroismo ed il movimento bracciantile inventatevelo la prossima volta.