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Trattativa Stato-Mafia: i tanti vuoti mai chiariti

| 27 Aprile 2018 | ATTUALITÀ

Ponzio Pilato non voleva assumersi la responsabilità di amministrare la giustizia e allora fece decidere alla folla chi condannare tra il giusto ed il delinquente. Chi cerca la giustizia deve assumersi la responsabilità delle indagini e chi amministra la giustizia deve assumersi la responsabilità morale di dare condanne senza trovare tutti i colpevoli. Più passano i giorni e più si accumulano i dubbi e i vuoti riguardo alla sentenza trattativa Stato-Mafia.

Del capo di imputazione non propriamente corretto – abbiamo già trattato – vi sono innumerevoli situazioni accadute mai chiarite perché il processo Borsellino e il processo trattativa Stato-Mafia viaggiano su binari paralleli, anche per il fatto che un giovane Nino Di Matteo insieme a Petrelia e Palma alle dipendenze del Procuratore Tibebra hanno raccolto le dichiarazioni del falso pentito Scarantino e, per stessa ammissione di Di Matteo, solo tempo dopo si sono resi conto che era inattendibile. Intanto il tempo passava e si è perso un mare di tempo. Forse, le dure parole di Fiammetta Borsellino pronunciate in occasione del 25esimo anniversario della strage di Via D’ Amelio che facevano riferimento a “persone inesperte in una procura all’epoca massonica”, hanno risvegliato quell’orgoglio non lucido secondo il quale, basta offrire dei colpevoli e la famiglia Borsellino è contenta. Dove sono i colpevoli? Tre carabinieri, un condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e il figlio di don Vito Ciancimino.

La procura di Palermo si accontenta, mette a tacere l’opinione pubblica, tutti soddisfatti per aver trovato i colpevoli: arrivederci e grazie! Tanto chi si prenderà la briga di andare a scavare per trovare quella parte politica mancante? Basta dare in pasto ai media dei colpevoli qualsiasi per saziare la sete di giustizia; cosi a Palermo è stato fatto, se questa sentenza può rappresentare un trampolino di lancio per un partito politico affossandone un altro, allora questa è la strada giusta. Già, perché l’unico politico nominato da Di Matteo non condannato in sentenza è proprio Berlusconi. Non pensiate che Berlusconi sia un santo, l’intermediario Dell’Utri per anni ha fatto da sponda, ma qui lo si condanna senza essere condannato. Se la trattativa è stata portata avanti negli anni delle stragi chi erano i politici? Anche in questo caso Di Matteo trova un capro espiatorio in Oscar Luigi Scalfaro, il quale passato a miglior vita, non può più proferire parola: “Scalfaro ha detto il falso sulla trattativa”.

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Piuttosto che andare fino in fondo su Mancino e Napolitano, meglio affossare tutto dando la colpa a chi non c’è più e condannando tre carabinieri che “nei secoli fedeli” diventano “infami traditori”. Di Matteo, i suoi colleghi e la Corte, non hanno dato mai spiegazioni di alcuni episodi accaduti nel periodo della trattativa. Il primo è proprio a ridosso della strage di Via D’ Amelio: dal 17 luglio al 21 luglio un personaggio legato al Ceresdi avrebbe alloggiato a Villa Igeia e secondo i tabulati telefonici, ha effettuato parecchie telefonate dirette a Roma nei giorni antecedenti e successivi alla strage. Stranamente, le schede delle persone alloggiate dell’albergo di quei giorni sono sparite. Saranno stati i tre carabinieri a farli sparire, gli stessi che parlavano con qualcuno a Roma?

Altro fatto strano la mancata comunicazione partita dal Viminale e mai giunta a Borsellino riguardo un possibile attentato nei suoi confronti. Nello stesso periodo a Milano iniziavano le indagini su mani pulite, e il P.M. Di Pietro era anch’egli nel mirino. Di Pietro fu avvisato, Borsellino no. Sono sempre stati i tre carabinieri ad impedire questa comunicazione o qualcuno dal Palazzo? Non è dato sapere anche perché la Procura di Palermo non vuole cercare la verità e si attacca al bisogno di un pentito di Stato per comprendere fino in fondo il meccanismo Stato-Mafia, pentito che sa benissimo non ci sarà. Lo Stato fa quadrato quando deve difendersi e non vuole far emergere la verità.

Allo stato attuale questa sentenza che porta il nome di Stato-Mafia è una sentenza vertici dei ROS-Mafia, dove si individuano lo Stato in tre ufficiali dei carabinieri senza indicare chi ha dato loro gli ordini. Sembra proprio che, in questa sentenza, vi sia una voglia matta da parte di Di Matteo di accontentare una certa politica e di una Corte d’Assise che condanna dei colpevoli con il fine di azzittire tutti ed archiviare la faccenda nel silenzio generale.

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