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Ogni tanto la Chiesa si ricorda di scomunicare i mafiosi

| 11 Marzo 2018 | ATTUALITÀ

Ogni tanto la Chiesa si ricorda di scomunicare i mafiosi e così, giusto per farlo sapere, sottoscrivono documenti pubblici che sono esclusivamente prese di posizioni per richiamare l’attenzione, ma poi concretamente le mafie la Chiesa hanno sempre ben convissuto. L’ultima presa di posizione è dei vescovi siciliani che stanno preparando un documento al riguardo il quale sarà reso pubblico il 9 maggio 2018, a 25 anni dalle parole pronunciate da Papà Giovanni Paolo II durante l’omelia della messa celebrata nella valle dei Templi, disse rivolgendosi ai mafiosi “Convertitevi, una volta verrà il giudizio di Dio”.

Il documento segue le parole pronunciate nei giorni scorsi dall’arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice che ha dichiarato: “La Chiesa deve chiedere scusa per il suo atteggiamento nei confronti delle mafie e della corruzione”. Anche il Papa Emerito Benedetto XVI dichiarò nel 2010 a Palermo: “La mafia è una strada del male” e Papa Francesco nel 2014 ha dichiarato: “I mafiosi vanno scomunicati”. Non è la prima volta che i vescovi siciliani sottoscrivono documenti contro la mafia.

Il primo fu emesso il 1 dicembre 1944 quando venne pronunciata la parola scomunica. Nel 1952 il Secondo Concilio Ecumenico plenarie Siculo ribadisce che: coloro che si macchiano di omicidi volontari, coopererano e li ordinano, sono soggetti alla scomunica. Nel 1982 viene per la prima volta pronunciata la parola mafia nel documento della Conferenza Episcopale Siciliana a seguito degli omicidi del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente Domenico Russo avvenuti il 3 settembre 1982.

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La scomunica è la più grave pena prevista dal diritto canonico e prevede l’esclusione dai sacramenti e l’allontanamento dalla comunità dei fedeli. Una Chiesa a due facce: da una parte parla di scomunica e dall’altra sa benissimo che i loro migliori “clienti” sono mafiosi. È nota la religiosità ostentata ed esasperata dei mafiosi, un caso emblematico è stato Bernardo Provenzano. Nel suo covo, a seguito del suo arresto avvenuto l’11 aprile 2006, sono stati rinvenuti bibbie, immagini sacre di Padre Pio e santini vari. L’affiliazione a Cosa Nostra avviene facendo sgorgare delle gocce di sangue sull’immagine della Madonna dell’Annunziata fatta successivamente ardere tra le mani del nuovo uomo d’onore; anche per l’iniziazione del contrasto onorato nella ‘ndrangheta il candidato deve giurare sull’immagine di San Michele Arcangelo.

Cosa Nostra ha annoverato, inoltre, un prete boss, Padre Agostino Coppola che sposò Riina e Ninetta Bagarella. Legato a Luciano Liggio, era colui che mediava con le famiglie dei rapiti nel periodo dei sequestri operati in Sicilia come al Nord Italia. Fu condannato a 13 anni per il concorso nel sequestro del Conte Luigi Rossi di Montelera. Dove nascondere i capitali illeciti se non presso la banca dello Ior, Istituto Opere Religiose, meglio nota come la Banca Vaticana? Conti correnti riconducibili a Ciancimino, Riina, Provenzano, come quelli anche di Santapaola e Messina Denaro, tutti transitati nella banca dello Ior. E le resistenze da parte della stessa nel cooperare con la magistratura italiana che indagava sul riciclaggio dei capitali mafiosi, l’ha eletta a complice perfetta ed omertosa.

Non solo capitali, ma anche numerosi terreni intestati alla Chiesa di provenienza mafiosa come gli 84 ettari di terreno adibiti al pascolo provenienti dal tesoretto di Riina ed intestati alla Mensa Arcivescovile di Monreale ed alla Parrocchia Santa Maria del Rosario. Ovviamente il vescovo di Monreale Michele Pennisi non sapeva che quei terreni fossero nelle disponibilità della sua diocesi. Rapporto di rispetto reciproco manifestati anche dai numerosi “inchini” durante le processioni davanti alle abitazioni dei boss come segno di ossequanza. Ogni tanto la Chiesa si sveglia, si ricorda che i mafiosi hanno compiuto e compiono delitti efferati, sono delinquenti abituali ed annunciano scomuniche che sono esclusivamente prese di posizione senza un seguito concreto.

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