Le elezioni del 4 marzo si svolgeranno sotto un particolare ambiente di astensionismo causato non tanto dall’indifferenza degli elettori quanto da un ambiente politico in piena delegittimazione. Sono le elezioni più strane e imprevedibili degli ultimi anni. La campagna in corso ne è la prova.
Chi si presenta: i tre fronti.
Tra le grandi forze che si contendono una maggioranza che di sicuro non ci sarà, si presentano il PD oggetto dal disincanto di tanti italiani, reduce dal governo degli ultimi anni e dello scisma di un gruppo battezzato “Liberi e Uguali” dietro il quale si aggira lo spettro di Massimo D’Alema, un movimento che cerca di legittimarsi usando (ancora oggi) l’antifascismo da collante. Nel frattempo, il PD fa uso della retorica del “voto utile” e si avvale della mitezza di un Gentiloni che cerca di attenuare le polemiche aperte da quel Renzi che ha creato più nemici di quanti ne potesse combattere.
Nell’altra sponda elettorale c’è la Destra che nella versione nostrana è ben lontana di una destra liberale. Una destra che a differenza della sinistra è riuscita a comporre una coalizione tutt’altro che omogenea in cui Forza Italia, Fratelli d’Italia e la Lega, pur con delle profonde differenze interne sono d’accordo in un unico punto: arrivare al parlamento e affrontare ogni differenza dopo il voto.
L’altra grande forza è il Movimento 5 Stelle, il quale potrebbe raggiungere il 30% pur correndo da solo nelle elezioni. Si presentano rompendo il vecchio asse Destra-Sinistra, cercano di non farsi chiamare partito anche se lo sono già in sostanza e, delegittimando senza fatica i loro avversari, propongono un modello basato in una “democrazia diretta” che fa fatica ad essere praticata all’interno proprie file.
Ci vorrebbe un maggior approfondimento per parlare dei tre gruppi già menzionati, ma questa descrizione sommaria ci aiuta ad osservare come la politica italiana stia vivendo un momento di svuotamento in cui vengono presentati dei programmi senza contenuto politico e senza alcuna soluzione ai problemi che attraversa il paese reale.
Quali Proposte?
Da un lato si evoca l’antifascismo e lo si ammette come unico collante di una sinistra carente di contenuti, dall’altro si cerca di far rivivere questo fantasma che sembrava ormai superato da anni: paura del diverso, protezionismo e il falso nazionalismo di un Salvini che fino a poco fa voleva separare “La Padania” dal resto dell’Italia. Infine, nessuna speranza. Non ci riescono neanche i Cinque Stelle che un giorno vogliono uscire dall’euro e poi ci ripensano, quasi senza Grillo e guidati da Di Maio che non sa come sopravvivere ad una campagna macchiata da mancati rimborsi, candidati sospesi e mafiosi in lista. Occhio a confondersi, qui non si tratta di un gruppo o dell’altro, ma illustriamo il quadro generale di un’intera classe politica responsabile del clima di astensionismo che si respira tra gli elettori.
La delegittimazione e le sue conseguenze…
Questa classe politica non riesce a creare simboli e valori condivisi, fa fatica a suscitare alcuna speranza verso il futuro e consapevole di tutto ciò, ricorre pesantemente alla delegittimazione dell’avversario, rimasta l’unica arma elettorale capace di mantenere in gioco i presenti schieramenti che non hanno né la capacità, né la volontà politica di mettere al centro del dibattito proposte coerenti e mirate ad affrontare i veri problemi che attraversa il nostro paese.
Il rischio dell’eccessivo ricorso alla delegittimazione sta nell’uso irresponsabile che se ne fa, cercando spesso di ricreare la solita dinamica amico-nemico che insieme al disincanto creato dai partiti, prima o poi allontani i cittadini dalle urne e li faccia tornare nelle piazze, lasciando sempre più spazio agli estremi.
Se considerate vicono o lontano il pericolo degli estremi, tenete conto che dopo il 4 marzo non ci resterà altro che un intero sistema politico delegittimato…