È stato il suo cavallo di battaglia fin dal momento in cui scese in politica per le primarie repubblicane e durante tutta la campagna elettorale. “America First” oppure “Make America great again”, con questi slogan semplici e diretti Trump ha fatto capire a tutto il mondo per cosa si sarebbe battuto se fosse diventato presidente. La salvaguardia degli interessi delle aziende e dei lavoratori americani prima di tutto e sopra tutto, in barba al commercio con il resto del mondo. In una parola, protezionismo.
Durante la campagna elettorale del 2016 Trump venne rapidamente etichettato come “protezionista” ed ora, dopo un anno esatto di presidenza, ecco i primi provvedimenti in materia. Super dazi sulle importazioni di pannelli solari e lavatrici, per cominciare. I dazi sui pannelli dureranno quattro anni e si parte con il 30 %, poi si scenderà al 15 %. Per quanto riguarda le lavatrici, dazi per tre anni: 20 % sui primi 1,2 milioni di pezzi importati e poi fino al 50 % sulle quantità eccedenti. I paesi maggiormente colpiti da queste politiche sono Cina, per i pannelli solari, e Corea del Sud, per le lavatrici, in particolare quelle prodotte dalle multinazionali Samsung ed Lg. Whirlpool, la multinazionale americana produttrice di elettrodomestici, esulta. I provvedimenti protezionistici decisi dal presidente Trump rappresentano la seconda fase della sua politica economica, dove la prima fase consistette nella maxi riduzione delle tasse sulle imprese. In realtà i super dazi rientrano in un progetto più grande, quello della “Nuova strategia per la sicurezza nazionale” ideata dal generale McMaster e dal rappresentante per il commercio Lightizer, che già fu vice segretario durante l’amministrazione Reagan negli anni ’80. Le politiche protezionistiche rientrano nella strategia per combattere i cosiddetti “avversari economici”, Cina in primis. La Repubblica Popolare infatti, oltre ad essere il secondo creditore degli Stati Uniti, gode di un notevole surplus commerciale (ovvero le esportazioni cinesi verso l’America sono molto maggiori rispetto alle importazioni e viceversa). Trump aveva già comunicato di persona al presidente cinese Xi Jinping la sua volontà di riequilibrare e rendere più equi i rapporti commerciali tra i due paesi. Ma questo è solo l’inizio, in futuro ci saranno nuovi dazi, probabilmente su acciaio e alluminio. Intanto Cina e Corea del Sud hanno fatto sapere che faranno ricorso al Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio.
Bisogna dire che questa volta, se non altro, Trump ha rispettato le sue promesse elettorali. Tuttavia le sue politiche, per l’ennesima volta, vanno controcorrente e non vengono condivise da nessun paese della comunità internazionale. Anzi Trump fa peggio e come accadde la scorsa estate durante il G20 di Amburgo, in cui fu l’unico ad annunciare il ritiro dall’accordo sul clima di Parigi, vestirà i panni del guastafeste. Già perché i super dazi sono stati decisi proprio alla vigilia dell’arrivo di Trump a Davos, in Svizzera, dove si tiene ogni anno il World Economic Forum, il summit dei personaggi più influenti della politica e dell’economia internazionale. Il presidente americano arriverà domani e venerdì terrà un discorso, i cui toni sono già scontati, a conclusione del forum. Alcuni dei politici presenti a Davos hanno colto l’occasione per criticare le politiche di Trump. “Contro la globalizzazione si stanno levando forze protezionistiche -afferma il primo ministro indiano Narendra Modi- l’impatto negativo di questo tipo di mentalità non può essere considerato meno pericoloso del cambiamento climatico e del terrorismo”. Forse le parole di Modi sono un pò esagerate ma senz’altro esprimono chiaramente il parere della comunità internazionale: l’isolazionismo non risolve i problemi, non bisogna abbandonare la via della globalizzazione e del commercio internazionale. Dello stesso avviso è Justin Trudeau, primo ministro canadese, che proprio ieri ha dato l’ok al Tpp, il trattato commerciale con altri 10 paesi della regione Asia-Pacifico (tra i quali non c’è la Cina). Il Tpp fu voluto dall’amministrazione Obama ma Trump, appena diventato presidente, ha immediatamente tolto gli Stati Uniti dall’accordo. “Questa è l’intesa giusta per creare e sostenere la crescita” ha detto Trudeau riferendosi al Tpp. “Ora speriamo che il nostro vicino si renda conto di quanto sia positivo il trattato del Nafta” ovvero l’accordo commerciale tra Messico, Stati Uniti e Canada che Trump vuole rivedere perché a suo avviso non tutela abbastanza le aziende e i lavoratori americani. Sempre e comunque America First, of course.
I super dazi di Trump hanno fatto sorgere dure critiche all’estero, ma non solo. Il protezionismo di Trump ha creato divisioni anche negli Stati Uniti e sono proprio gli addetti dei settori colpiti dai dazi ad essere preoccupati. Abigail Ross Hopper, presidente dell’associazione dei produttori di pannelli solari, ha lanciato l’avvertimento dalle colonne del New York Times: “I dazi causeranno una crisi in una parte della nostra economia che si sta sviluppando. Alla fine decine di migliaia di operai americani perderanno il posto di lavoro”.