È solito dire che quell’imprenditore si è fatto da solo. Non si può dire assolutamente nel caso di Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia e non futuro premier a causa della sua incandidabilita’. L’attività imprenditoriale di Berlusconi è legata a due fattori non certo leciti: P2 e Cosa Nostra. Il Cavaliere inizia la sua scalata imprenditoriale alla fine degli anni 60, grazie ad una fideiussione ottenuta dalla Banca Rasini di Milano dove il padre Luigi lavorava. La Banca Rasini era implicata nel riciclaggio di denaro sporco proveniente dai traffici illeciti di Cosa Nostra.
Nel 1974 costituisce a Roma la società “S. Martino Spa”, con amministratore unico Marcello Dell’Utri. Poco tempo dopo la società modifica il nome in “Milano2”. Quest’ultima società è controllata dalla Fininvest a sua volta costituita da due fiduciarie “Servizio Italia” e “Saf” del gruppo Bnl holding. Le fiduciarie agiscono per conto terzi, anonimi finanziatori. Alla costituzione della “Milano2 Spa” era presente Gianfranco Graziadei, appartenente alla P2.
Il gruppo Fininvest nasce dalla fusione di tutte le società riconducibili a Berlusconi, compresa la Italcantieri, incaricata della costruzione del complesso residenziale Milano2. La struttura dell’impero di Berlusconi si compone dalle classiche scatole cinesi con prestanomi e soci occulti. Scatole vuote che hanno consentito a Berlusconi di costruire non solo un impero edilizio ma anche un grande impero nel campo della editoria. Un impero che non è altro che l’attuazione del piano per il controllo politico ed economico del Paese auspicato e messo nero su bianco da Licio Gelli, il venerabile della P2 tra il 1974 ed il 1976. Come è noto, Berlusconi era iscritto alla loggia massonica Propaganda Due, titolare della tessera n.1816.
Ciò che Berlusconi, con i suoi amici, ha costruito non è altro che il piano di Rinascita Democratica di Licio Gelli, e la sua discesa in campo del 1994 chiudeva il cerchio. Anche alcuni uomini ai vertici della Bnl dell’epoca, erano piduisti, da Mario Diano ad Alberto Ferrari a Gianfranco Graziadei. A causa della sua appartenenza alla Loggia P2, anche se per caso come asserisce il Cavaliere, gli costò un processo per falsa testimonianza, e la sua vicenda P2 si concluse nel 1990 con l’estinzione della reato per amnistia.
La P2 controllava una delle maggiori banche italiane, con la possibilità di poter attuare il piano di Gelli anche attraverso il gruppo Fininvest. Il Piano comprendeva anche il controllo dei giornali e la costituzione di una TV via cavo, impiantata a catena con lo scopo di controllare e condizionare l’opinione pubblica al fine di indebolire la TV di Stato con l’intento di puntare ad un mutamento della Repubblica in senso presidenziale. Il sogno di Licio Gelli è stato attuato ed è ancora in atto, grazie al suo pupillo Silvio Berlusconi. I finanziamenti con i quali Berlusconi ha costruito il suo impero, non hanno una provenienza pulita e Dell’Utri, come lo stesso Cavaliere, ne sanno parecchio al riguardo…