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Nel covo di Riina la nuova sede del Centro Studi Borsellino

| 8 Gennaio 2018 | ATTUALITÀ

Palermo via Bernini 52. Dal cancello del residence, il 15 gennaio 1993, uscì un auto con a bordo il capo dei capi Salvatore Riina, catturato poco dopo dalla squadra dei carabinieri agli ordini del Capitano Ultimo. Dalla villa dove trascorreva una latitanza dorata insieme alla sua famiglia,  Riina teneva riunioni, ordinava omicidi e portava avanti i suoi loschi affari. Seduto di fronte alla TV, ha visto le immagini delle stragi di Capaci e via D’Amelio.

Due stragi alle quali la mano di cosa nostra e la mente dello Stato deviato, hanno cooperato in una perfetta simbiosi mutualistica criminale. La villa, confiscata secondo la legge, è già ritornata nelle mani dello Stato: in via Bernini hanno sede una caserma dei Carabinieri e l’Ordine dei Giornalisti a voler ancor di più puntualizzare che, legalità e informazione, sono le armi giuste e necessarue per contrastare la criminalità.

Da mercoledì 3 gennaio, la villa si arricchisce di un ulteriore presidio della legalità. Alla presenza delle autorità locali, di Rita Borsellino e dei parenti delle vittime di Via D’Amelio e non solo, è stata inaugurata la “Casa della memoria operante”, nuova sede del Centro Studi Borsellino.

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Il Centro Studi Borsellino è una associazione costituita nel 2011 impegnato nella diffusione della cultura e della legalità, attraverso l’educazione rifacendosi agli insegnamenti del giudice Borsellino il quale, giustamente, riteneva che proprio la scuola, attraverso la formazione e la promozione della cultura della legalità, fosse in grado di contribuire a contrastare il fenomeno mafioso. Parlando ai giovani e rendendoli consaoevoli, educandoli fornendo loro gli strumenti giusti, si può togliere manovalanza alla criminalità e tentare di formare una futura classe dirigente moralmente corretta.

Una inaugurazione ricca di emozione: quel luogo che per anni è stato intriso di male, torna ad essere illuminato  con una nuova luce in memoria di Paolo Borsellino e degli agenti Emanuela Loi, Claudio Traina, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Agostino Catalano. Il fresco profumo di libertà finalmente si respira in via Bernini dove il puzzo del compromesso, dell’illegalità e dell’immoralità hanno inquinato l’aria per anni.

Le idee e la memoria del giudice Borsellino cammineranno sempre finché ci saranno uomini che non solo lottano la criminalità, ma educano i giovani all’onestà e alla legalità.

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