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Politici e Potere: il divorzio dell’anno

| 2 Gennaio 2018 | ATTUALITÀ, IL FORMAT, POLITICA

L’imminente processo di globalizzazione insieme all’avvento dei socialnetwork come nuova fonte di informazione hanno eroso, nell’arco di pochi anni, le fondamenta della politica come la conoscevamo. La velocità dei mercati, delle comunicazioni e del flusso di persone in tutto il mondo hanno contribuito a trasformare la nostra società in modo irreversibile.

Nel frattempo, la politica non ce l’ha fatta o non ha voluto adattarsi al ritmo delle nuove sfide che ora sconvolgono il mondo. Sia in Italia che all’estero, i politici tradizionali, quelli di partito, hanno costruito una zona di conforto dalla quale sono diventati vittime. Una zona di conforto basata nell’anacronismo, nell’impiegare discorsi che evochino vecchi nemici, fantasmi e addirittura ideologie scadute come il latte marcio.

In Italia.

Mentre il mondo, la società e le persone viaggiano a un certo ritmo, i nostri politici rimangono incastrati sul “fascismo vs antifascismo”. La nostra classe dirigente non fa altro che riscaldare la minestra di ideologie impraticabili che nessuno segue più. E mentre quattro comunisti nostalgici moriranno sognando la rivoluzione e lottando contro i fantasmi, c’è chi i fantasmi vorrebbe risuscitarli. In questo modo i nostri politici rimangono nel ‘900 e poi si chiedono il perché i giovani non votano.

Nel frattempo, ci sono dei problemi che contano, i quali dovrebbero essere affrontati sul serio ma che trovano poco spazio nel dibattito pubblico. Di esempi ne abbiamo parecchi: il difficile e quasi impossibile inserimento dei giovani nel mondo del lavoro, l’immigrazione e l’inadeguatezza del sistema davanti ciò che non è più un fenomeno ma una realtà quotidiana, l’allarmante aumento della povertà e i nuovi metodi di una criminalità organizzata che ha saputo mutare nel tempo, senza parlare del mancato investimento nella ricerca e nell’innovazione, oppure della fuga dei cervelli e altri veri problemi che colpiscono la realtà di chi vive nel nostro paese.

Nel Resto Del Mondo...

I politici tradizionali sopravvivono nel dibattito pubblico delegittimando ogni avversario nell’eccessivo uso della postverità, ossia, il richiamo all’emotività nella pretesa di influenzare l’opinione pubblica. Con la postverità, essi intendono da un lato editare la realtà al loro piacimento, dall’altro, distrarre e depistare l’opinione pubblica dai problemi che essi non vogliono affrontare, o perché comporterebbero soluzioni impopolari, oppure perché incapaci di risolverli.

Come la nobiltà nell’Ancien Regime, i politici si sono racchiusi in una zona di conforto con lo scopo di mantenersi intoccabili, ma allo stesso tempo, si sono intrappolati. Addormentati sulle proprie certezze, sotto l’ombra dei partiti, si sono allontanati dalla realtà perdendo sia la capacità di interpretarla, sia l’empatia con gli elettori. La conseguenza è il trionfo degli “outsider” laddove prima c’erano i partiti.

Casi come quello Donald Trump negli Stati Uniti, Macron nella Francia, Macri nell’Argentina e l’ex-calciatore George Weah nella Liberia sono la prova di un graduale ma imminente divorzio tra i politici (rimasti nel passato) e l’esercizio del potere.

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