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Montagna Longa: 115 vittime dimenticate senza giustizia

| 27 Agosto 2017 | ATTUALITÀ

Il 5 maggio 1972 un DC8 dell’Alitalia con 115 persone a bordo, partito da Roma Fiumicino e diretto a Palermo Punta Raisi, si schianta, in fase di atterraggio, contro Montagna Longa nel territorio di Carini. Alle 22.23 il velivolo impatta contro la montagna e perdono la vita 108 passeggeri e 7 membri dell’equipaggio. Sin da subito è escluso qualsiasi guasto tecnico al velivolo e si punta l’attenzione sui piloti che vengono ritenuti ubriachi. Le autopsie eseguite sui membri dell’equipaggio escluderanno questa ipotesi.

Si parla di sciagura, di errore umano, anche se l’equipaggio era esperto e conosceva bene le manovre da eseguire in avvicinamento di Punta Raisi. La tragedia causò 34 vittime in più rispetto alla strage di Ustica avvenuta nel 1980, eppure c’è sempre stata poca attenzione sia da parte dei media e dalla magistratura, sulle reali cause di questa strage.

E se non si fosse trattato di un incidente?

Alcuni testimoni videro l’aereo in fiamme prima di schiantarsi contro la montagna. Durante la fase processuale gli avvocati di parte civile avanzarono riserve sullo stato dei cadaveri e sulla cancellazione della testimonianza resa dal farmacista di Carini, testimone oculare dell’impatto. Chi in quegli anni, crede ad una pista differente, è il vicequestore di Trapani Giuseppe Peri che, nel  1977, stila il suo rapporto composto da 34 cartelle dattioloscritte.

La tesi della STRATEGIA DELLA TENSIONE.

Peri ipotizza che, la strage di Montagna Longa, sia da inserire in un contesto di “strategia della tensione”: tre giorni dopo l’incidente si sarebbero svolte le elezioni politiche. Un sabotaggio o una strage, secondo Peri, voluta da forze estremiste eversive che in quegli anni, stringevano patti con Cosa Nostra trapanese. Un attentato di stampo neo fascista intrecciato nei rapporti mafia, servizi segreti deviati e poteri occulti. L’ipotesi dell’attentato è firmata da Peri il 22 agosto 1977 denunciando 32 soggetti a capo dei quali Pierluigi Concurelli noto estremista nero.

Attorno a questa strage, gravitano molti misteri e numerosi dilemmi.

Uno su tutti nella lista passeggeri, figurava il nome di Stefano Alberto Volo coinvolto, successivamente, nella strage di Bologna, Volo esponente di estrema destra non salì su quell’aereo e diseguito dichiarerà di essere stato consigliato di non prendere quel velivolo diretto a Palermo. Da chi ha ricevuto questa importante confidenza? Anni dopo dirà che Stefano delle Chiaie, esponente di Avanguardia Nazionale e vicino ai Servizi Segreti, sapeva tutto riguardo a Montagna Longa.

Su quel velivolo viaggiavano anche, persone che potevano essere definite scomode per alcuni aspetti: Franco Indovina, regista e assistente regista di Francesco Rosi, il quale stava cercando chiarimenti sulla morte di Enrico Mattei presidente dell’Eni. Il corpo di Indovina è stato totalmente dilaniato, sono stati rinvenuti esclusivamente i documenti e la protesi dentaria. Ignazio Alcamo, giudice e Presidente della prima sezione del tribunale di Palermo e della sezione speciale misure preventive.  Alcamo, da poco, aveva richiesto il soggiorno obbligato per il più importante costruttore palermitano Francesco Vassallo e per Antonietta Bagarella, sorella di Calogero e Leoluca e futura sposa di Toto’ Riina. Vassallo era utilizzato da Cosa Nostra per reinvestire i capitali guadagnati illecitamente; colpire Vassallo significava colpire Vito Ciancimino, democristiano, con legami scottanti con Cosa Nostra. Siamo nuovamente al connubio mafia – politica al centro di numerosi misteri dall’Unità d’Italia sino ai giorni nostri. Anche il nome di Ninetta Bagarella era una novità: mai, prima di allora, una donna era mai stata accusata di comportamento mafioso. Il giudice Alcamo riteneva che la pericolosità della Bagarella derivava dai legami parentali, dai fratelli e dal futuro marito. Non solo si colpiva Ninetta Bagarella ma tutti i Corleonesi, legati a Vito Ciancimino.

Angela Fais, giornalista de l’Ora, stava approfondendo il tema delle trame neofasciste in Sicilia. I fascicoli del giudice Alcamo finirono sulla scrivania del giudice Cesare Terranova che venne ucciso, insieme all’agente di scorta Lenin Mancuso, il 25 settembre 1979. Peri invia il suo rapporto a numerose Procure ma, nessuno, lo ritiene meritevole di attenzione e la sua vita lavorativa, da quel momento, sarà costellata dalle difficoltà, sballottato tra Messina e Palermo assegnato ai lavori di archivio. Peri muore nel gennaio 1982 con la fama di pazzo visionario. Tra i resti del DC8 è stata trovata una borsa dilaniata dall’interno. Che cosa conteneva? Viene rinvenuto, inoltre, un cadavere mai identificato.

Maria Eleonora Fais, sorella di Angela, nel 1992 chiede al Procuratore di Marsala Paolo Borsellino, di cercare il rapporto Peri. Borsellino rintraccia il rapporto ma non gli lasciano il tempo per occuparsene. Il rapporto Peri viene rinvenuto “casualmente” nel 1997 presso il Tribunale di Marsala.

La tesi dell’ESERCITAZIONE MILITARE.

Giuseppe Casarrubea, conoscitore delle vicende siciliane e nazionali, disse che la sera del 5 maggio 1972 era in corso una esercitazione denominata DAWN – PATROL. Sulla carlinga del DC8, come su un’ala, sono stati rinvenuti dei fori ma la Procura non ha mai ha disposto una perizia. Nel 2012 il generale dei Carabinieri Antonio Borzi che, nella strage perse il fratello, ha chiese alla Procura di Catania la riapertura delle indagini in virtù dell’esercitazione NATO effettuata nei cieli italiani proprio la sera del disastro. A 45 anni dalla strage tra, intrecci mafia – politica – estremismo e l’esercitazione militare, la verità su Montagna Longa non è ancora emersa. Rispetto alla strage di Ustica, Montagna Longa è ancora più dimenticata e meno considerata sia dal punto di vista mediatico e, sopratutto, dal punto di vista della magistratura. Una verità che 115 vittime e i loro familiari attendono da quasi mezzo secolo.

 

 

 

 

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