L’immagine: Giorgio Gori ed una simpatica risorsa seduti, con una banana in mano. L’ottimo Luca Fantuzzi ha parlato qui dell’iniziativa del Sindaco di Bergamo http://ilformat.wwwnl1-ss17.a2hosted.com/contrappunti-razzismo-dei-buoni/, io mi voglio soffermare proprio sulla foto. Mi verrà detto che era ironica, come lo sarebbe stato identificare un’italiano con un piatto di spaghetti. Già, lo stereotipo del pulcinella sfaticato solo pasta e mandolino che ci accompagna nell’immaginario collettivo internazionale. Una paccottiglia offensiva e mendace che serve per disegnarci come immeritevoli di stima. Ma andiamo avanti, parliamo della foto in questione, protagonista è un frutto, quello che normalmente si mette in mano alla scimmietta dello zoo. Il nostro Giorgetto voleva forse dire siamo tutte scimmie o tra primati ce la intendiamo, oppure comunicare che con il caldo il potassio fa bene…chissà. Rimane che se su quella panchina ci fossero stati seduti un sindaco leghista ed un uomo di colore, entrambi con una banana in mano, sarebbe venuto giù il mondo e tutti “quelli che ben pensano” avrebbero gridato al razzismo e nessuno avrebbe parlato di ironia.
Ma Gori può, è piddino come il sindaco della ridente località maremmana che non poteva accettare l’arrivo di immigrati che avrebbero rovinato l’immagine del paesetto radical chic. È la doppia morale della sinistra di cui parlava Sciascia, dalle loro bocche potrà uscire merda ma profumerà, mica come quella dei fascioleghistibrutti!
Il sinistrato è l’unico a cui è concesso, senza gogna, di indignarsi per l’attenzione data alle ONG e non per le possibili condotte scorrette delle stesse; a lui si perdonano i silenzi sulle coop che lucrano sull’accoglienza, gli si sorride alle battute sui pomodori raccolti dalle povere mani degli “accolti”
Il sinistrato è buono e giusto, lui accoglie… nelle periferie cittadine già disastrate; lui fa l’elemosina, sfila per le città, è no border. Poi torna a casa, nel suo pulito quartierino e aspetta il prossimo caso del razzismo degli altri per lucidare l’aureola. E mangiarsi una banana.