Giro girotondo. Casca il mondo. Casca la Terra. Tutti giù per terra. Ma il sindaco di Palermo no. Passano i decenni, e Leoluca Orlando è sempre lì, ben saldo al suo posto. Nessuno lo spodesta, nessuno lo abbassa dal suo “trono”. I palermitani continuano a votarlo, sempre e comunque. Come se fosse un’abitudine.
La prima elezione risale all’ormai lontanissimo 1985, quando aveva solo 38 anni. Oggi ne ha quasi 70, ma Palermo continua ad adorarlo. Non crolla mai. E i motivi sono ben chiari, o forse no. Di estrazione democristiana con tinte sinistroidi, Orlando diventa consigliere comunale nel 1980 e “sinnacu” cinque anni dopo, mettendosi a capo di una coalizione trasversale. Basti pensare che ci sono la DC e la Sinistra Indipendente, i Verdi e i Socialdemocratici. Tutti a sostenere lui. Dopo essere stato il simbolo della cosiddetta “Primavera di Palermo”, litiga col Partito Comunista, che nel frattempo si era aggiunto alla sua coalizione, e si dimette nel 1990. Non si ricandida a sindaco e ingaggia un sanguinoso duello col giudice Giovanni Falcone. Accusa quest’ultimo di “tenere chiusi nei cassetti documenti su delitti eccellenti di mafia”, infligge un colpo durissimo all’antimafia.
Dopo l’elezione come consigliere della Regione Sicilia, torna al suo primo amore: il ruolo di sindaco di “Paliemmu”. Viene rieletto nel 1993 e nel 1997 con risultati plebiscitari, a furor di popolo. Viene sconfitto alle elezioni regionali, battuto dal nuovo Governatore Toto Cuffaro. Diventa uno dei massimi esponenti de l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro, tenendo fede alla pratica diffusa del trasformismo politico. Nel 2007 si ricandida a sindaco, sostenuto dal nascente Partito Democratico. Ma viene battuto dall’esponente di centrodestra Diego Cammarata e lo accusa di brogli elettorali. Il 2012 è l’anno della riscossa. Orlando diventa sindaco per la quarta volta sconfiggendo al ballottaggio Fabrizio Ferrandelli e si dimette dalla Camera dei Deputati, dove era stato per tre legislature.
Il resto è storia di oggi. O meglio, di ieri. Leoluca dà vita ad una nuova alleanza No Logo, nella quale non compare neanche il suo amato PD. Anzi, si offende se viene definito come “il candidato del PD” e rifiuta le interviste. Riesce ad unire renziani ed alfaniani, in piena controtendenza con un governo attuale che afferma ben altro. E più del 40% dei cittadini palermitani continua a votarlo. Lui che continua a definirsi come il nuovo che avanza. “Il mondo è cambiato, e chi non lo comprende resta chiuso nella sua scatola”. Il mondo sarà anche cambiato, ma il “sinnacu di Paliemmu” resta sempre lui. E guai a chi lo tocca.