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Attendiamo il “Rinascimento” del giornalismo

| 10 Giugno 2017 | ATTUALITÀ, CULTURA

Attendiamo e invochiamo il "Rinascimento" del giornalismo Italiano

“Che bello fare il giornalista“, potere esprimere il proprio pensiero in linea con i principi etici e morali che ci hanno insegnato i nostri genitori, riuscire a mettere in luce le contraddizioni dei personaggi pubblici, essere motore di ricerca e di critica costruttiva per contribuire a migliorare la nostra società. Tutto questo non per credere di avere la soluzione in tasca, ma riuscire ad avere una coerenza inattaccabile e una visione d’insieme che spesso manca.

Questo pensiero affascina chi da giovane vuole intraprendere la carriera di giornalista, poi ci si scontra con la realtà Italiana e viene da chiedersi dove sono andate a finire le buone intenzioni che immancabilmente uno spirito libero e giovane possiede. A parte i giornali cosiddetti “di partito“, dove la linea è di parte e poco attendibile sotto l’aspetto informativo, gli altri giornali, nati spesso da menti eccellenti, hanno perso la capacità di svolgere in pieno il loro ruolo, sempre occupati a rincorrere le aspettative o le richieste di questo o quello di cui spesso ne sono debitori.

Tutta questa sudditanza ha di fatto inaridito la categoria e, tranne rare eccezioni, è venuto a mancare lo spirito critico, sale del giornalismo, si è dato corso all’allineamento del pensiero unico dilagante con derive che possono essere pericolose. L’accentramento da parte di potenti editori delle maggiori testate giornalistiche e il contributo statale all’editoria elargito con molta disinvoltura hanno di fatto spianato la strada a questa situazione e succede che determinate notizie non trovano spazio in una serie di testate oppure vengono pubblicare notizie falsate e tendenziose per ottenere un determinato risultato. Spesso si evita di scrivere critiche verso l’esecutivo visto come datore di lavoro virtuale del giornalista.

Quando un attività d’impresa riceve assistenzialismo continuo ne diventa succube e quello che persegue è continuare ad avere quel sostegno. In un settore delicato come l’informazione tutto viene distorto in funzione del raggiungimento di quel risultato, viene pregiudicata la crescita produttiva, essenziale per migliorare, e le conseguenze sono un appiattimento che cozza con il libero pensiero. L’auspicio è che venga tolto il contributo all’editoria non per far perire ma per stimolare la crescita, solo così si può pensare di migliorare un settore importante che deve rimanere uno dei punti più alti del pensiero di una Nazione.

Attendiamo e invochiamo il “Rinascimento” del giornalismo Italiano, libero dai condizionamenti e dei dogmi partitici, è ora che imparino a camminare con le loro gambe, solo in questo modo possono venire fuori i migliori pensatori, liberati dalle catene della sudditanza. Chi aveva previsto la fine dei giornali entro pochi anni non ha sbagliato di molto, siamo a buon punto, ci sarà sicuramente una evoluzione dell’informazione ma qui in Italia non avverrà se non si esce da questo tunnel.

TAG: giornali, giornalismo, informazione, notizie
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