
Ieri mattina, Margrethe Vestager ha rilasciato un comunicato in cui, in sostanza, annuncia la conclusione delle trattative sul piano di ristrutturazione propedeutico alla ricapitalizzazione precauzionale di Banca Montepaschi. Azionisti e obbligazionisti subordinati saranno azzerati (salvi i più o meno eventuali rimborsi ai risparmiatori truffati nel 2008), la Banca subirà una bella cura dimagrante in termini di costi (cioè di personale), lo Stato italiano inietterà 6 miliardi di Euro, e tutto ricomincerà come prima. In attesa di qualche grande predatore estero che si papperà il Monte che fu.
Nel frattempo, a Milano, il prossimo 5 luglio si terrà l’udienza preliminare nei confronti di Viola e Profumo per le note vicende relative alla contabilizzazione – a saldi aperti o a saldi chiusi – della ristrutturazione delle operazioni “Santorini” (con Deutsche Bank) e “Alexandria” (con Nomura), due toppe assai peggiori del buco che per prime dettero, almeno mediaticamente, il senso della terribile difficoltà in cui si dibatteva Montepaschi (e per la prima registrazione delle quali sono sotto processo anche Mussari e Vigni).
La giustizia farà il suo corso (cioè porterà stancamente alla prescrizione, come sempre). Più che seguire le singole udienze, o perdersi nei meandri delle tesi difensive, mi pare però interessante chiarire quello che sui giornali, spesso, si evita accuratamente di fare: cioè spiegare di che cosa davvero si stia parlando. “Saldi aperti” e “saldi chiusi” sono infatti locuzioni che – a meno di non essere contemporaneamente esperti di diritto, ragioneria e finanza – rimandano piuttosto il lettore medio al periodo dal 1° luglio al 31 agosto, che a qualche incomprensibile querelle contabile.
Essendo impossibile entrare nei dettagli di complessissime operazioni strutturate, un esempio varrà forse più di mille parole.
Immaginate un allevatore di cavalli che ha adocchiato, in una fattoria, un puledro ancora giovane, ma con tutte le carte in regola per diventare un futuro campione degli ippodromi. L’allevatore acquista il cavallo per 1.000 Euro (pur lasciandolo alla fattoria) e quindi, per “fare cassa”, lo cede immediatamente a un certo fantino a 1.200 Euro, con l’accordo di poterlo ricomprare entro due anni a 3.600 Euro qualora il suddetto fantino porti il puledro, ormai cresciuto, a vincere un’importante corsa internazionale. L’allevatore registra dunque, contabilmente, un acquisto (dalla fattoria), poi una vendita (al fantino), poi un nuovo acquisto (sempre dal fantino). Tre operazioni distinte: questi sono i “saldi aperti”.
Immaginare ora che lo stesso allevatore noti il medesimo puledro presso la stessa fattoria e si accordi col proprietario per fargli correre un noto premio internazionale. Il fantino prescelto vuole scommette forte sulla vittoria, ma senza troppo apparire. Dunque, l’allevatore acquista fittiziamente il cavallo a 1.000 Euro e lo rivende immediatamente al fantino che lo allena a 1.500 Euro, con però una clausola di riacquisto dell’animale in caso di vittoria nella corsa fissata a 3.600 Euro. Nel frattempo, sia l’allevatore sia il fantino si impegnano a rivendere all’allevatore il puledro allo stesso prezzo di acquisto, cioè 1.000 Euro. In caso di vittoria del puledro, in sostanza il fantino guadagna 2.100 Euro e l’allevatore perde la stessa cifra; in caso di sconfitta, è l’allevatore a guadagnare 1.500 Euro. In ogni caso, però, il cavallo è sempre restato di proprietà della fattoria, e l’unica transazione da registrare per il fantino e per l’allevatore è la vincita, o la perdita, della “scommessa”: questi sono i “saldi chiusi”.
Fuor di metafora, secondo l’accusa la “scommessa” di Mps è un derivato assicurativo sul default dello Stato italiano, noto come credit default swap (CDS); il cavallo che gira gira e torna sempre al punto di partenza (la fattoria) sono i BTP utilizzati dalla Banca e dalle sua controparti come sottostanti (fittizi) di queste tormentate operazioni dei long term repo. Se così fosse, la contabilizzazione “a saldi chiusi” si sarebbe imposta; questo è il punto.
O forse no. Forse il punto è diverso e più semplice. Da anni giudici, avvocati, esperti, Autorità di Vigilanza di accapigliano su come debbano essere contabilizzate e, secondariamente, valutate, queste operazioni. Solo questo dato di fatto dovrebbe far comprendere lo scandalo di una normativa che le permette, quando addirittura non le incoraggia.