Una delle ultime follie fiscali di inizio anno varata dal governo, rimasta perlopiù non divulgata, riguarda il trattamento molto discriminatorio verso le piccolissime aziende in regime di contabilità semplificata. La nuova norma prevede l’azzeramento delle rimanenze risultante a fine anno passandole a componente negativo. In altre parole tutto quello che rimane invenduto per il fisco risulta come perdita e l’anno seguente si riparte con valore zero di magazzino e tutto ciò che viene venduto, delle rimanenze, viene calcolato tutto come reddito.
Tutto bene se si tratta di attività di servizi che sostanzialmente hanno produzione di contenuti non materiali, oppure di commercio di piccola entità o di rapida distribuzione. Con una attenta gestione possono ritrovarsi a fine anno con magazzino prossimo a zero. La cosa si complica molto per attività che trattano prodotti costosi ed hanno una esposizione di merce rilevante e, per ovvi motivi, non possono avere risultanze a fine hanno prossime allo zero ma hanno un magazzino di un certo valore.
Questo nuovo balzello ha costretto questi imprenditori, per non trovarsi a pagare tassazioni impossibili, ad essere obbligati a passare al regime di contabilità a “partita doppia” il quale comporta molti più onerosi adempimenti burocratici con inevitabili maggiori costi di esercizio. Il tutto in un periodo dove la ripresa del mercato interno non decolla e i prezzi sono sempre più in discesa.
Se si continua a vedere saracinesche che si abbassano una delle tante motivazioni è anche questa. Sembra quasi che ci sia un accanimento verso queste categorie per lasciare spazio di manovra alle multinazionali e ai lobbisti dei settori colpiti. Ormai la desertificazione dei piccoli negozi nei centri storici e nelle periferie di molte città è una realtà sotto i nostri occhi e questo porta un degrado tangibile sia sulla qualità della vita di quelle zone che sul valore degli immobili nonché sui servizi che offrivano non più fruibili.
Nonostante l’affermazione di rivedere il rapporto tra il fisco e il cittadino, promessa molto caldeggiata da Renzi tramite il direttore dell’agenzia delle entrate Rossella Orlandi appena silurata, misure come questa aggravano la situazione peggiorando notevolmente la fiducia nelle istituzioni, viste sempre più come entità predatrici, creando sconforto e desolazione nei confronti di imprenditori lasciati sempre più soli.
La nostra Nazione ha sempre avuto una vocazione lavorativa rappresentata dalle piccole e medie imprese ed è proprio su queste che c’è maggiore accanimento da parte del fisco. Se non si inverte la rotta, agevolando la piccola imprenditoria, sburocratizzando il settore, si rischia di far chiudere molte altre aziende che hanno resistito fino ora alla incessante crisi, nonostante i molteplici cambiamenti che hanno dovuto mettere in atto.