
Era questione di tempo, alla fine i sindacati giudicano inaccettabili le proposte avanzate sia da Arcelor Mittal-Marcegaglia sia da Acciai Italia, che complessivamente prevedono dai 5.000/6.000 esuberi. A ribadirlo sono le sigle sindacali, Fim, Fiom e Uilm, al termine dell’incontro al Mise durante il quale sono state illustrate le proposte delle due cordate per il rilancio dell’Ilva. Infatti la proposta che è stata scelta dai commissari, ossia quella di Arcelor Mittal-Marcegaglia, che l’altra proposta presentata da Acciai Italia prevedono una riduzione di occupazione inaccettabile, parliamo di 5000/6000 risorse in meno. Una riunione che il leader della Fiom, Maurizio Landini, giudica deludente anche perché non ha capito quali sono le ragioni alla base delle quali è stata scelta una proposta rispetto ad un altra. La Fiom, dunque, ha chiesto una comparazione delle proposte per capire le ragioni.
Nel corso dell’incontro il ministro Calenda ha ribadito che l’aggiudicazione della gara non era avvenuta ma che è giunta a completamento la fase di analisi delle due offerte con il parere dei commissari in favore di Am InvestCo. La proposta avanza dalla cordata formata da Arcelor Mittal e Marcegaglia con l’eventuale partnership di Intesa SanPaolo nel caso di un’aggiudicazione, scelta dai tre commissari Enrico Laghi, Piero Gnudi e Corrado Carrubba, prevede 4.800 esuberi subito, mentre dal 2018 sono previsti 6.400 gli esuberi nella proposta di AcciaItalia. Una proposta partita male. Sicuramente un punto di partenza sbagliato che trova in disaccordo il segretario generale della Fim – Cisl, Marco Bentivogli.
La proposta della cordata Am Investco, riferiscono i sindacati, prevede che la produzione, che oggi è a 5.7 mt, sia riportata entro il 2024 a 8 mt con il mantenimento del ciclo produttivo in atto sostenendo la produzione anche con l’utilizzo di semilavorati a Genova e Taranto. La ripresa produttiva secondo il piano sarà sostenuta ripristinando l’area a caldo di Taranto, delle cokerie e dell’agglomerato e degli altiforni 1, 2, 4 fino al completamento del piano ambientale e la successiva riattivazione di Afo5. Secondo il Commissario Laghi, che ha illustrato la proposta, questo permetterebbe una crescita delle spedizioni da 5,6 mt odierne alle 9,5 al 2024.
Per quanto riguarda i tre impegni richiesti dai commissari, erano: mantenere l’offerta invariata in termini economici e quindi garantire gli investimenti già indicati; non modificare il piano, e quindi il perimetro dell’azienda, anche in presenza di eventuali prescrizioni dell’Antitrust Ue; prorogare al 31 marzo 2018 la validità delle offerte.