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L’evoluzione della notizia nell’era della Post-Verità

| 6 Maggio 2018 | ATTUALITÀ

Sarà successo anche al più disinteressato osservatore di notare come negli ultimi anni si stia assistendo ad una svolta politica di caratura globale. Soprattutto per quanto riguarda le recenti elezioni politiche dei paesi economicamente e militarmente più potenti e sviluppati, abbiamo assistito ad un modo piuttosto singolare di diffusione delle notizie. In questo senso i social media, vere e proprie realtà virtuali, hanno preso il sopravvento, confermandosi sempre più spesso come maggior fonte di informazione e di ponte per le relazioni sociali per un numero sempre maggiore di utenti.

In questo contesto, il numero stesso delle informazioni alle quali abbiamo accesso e siamo sottoposti aumenta a dismisura: è possibile infatti leggere un articolo del “Guardian”, del “New York Times” e del “Corriere della Sera” nello spazio di pochi minuti e utilizzando sempre la stessa piattaforma. Purtroppo però, la velocità e la facilità con le quali questa rivoluzione si è manifestata, non hanno dato la possibilità alla grande maggioranza degli utenti di prepararsi ad assimilarla al meglio. Mi spiego: gente che fino all’anno prima aveva accesso alle notizie solo attraverso il TG locale o il giornale cartaceo, si ritrova ora a fronteggiare una vera e propria raffica di nuove fonti di informazione che non è abituata a gestire. In questo senso, diventa praticamente impossibile riuscire a scremarle in modo tale da dare risalto solamente a quelle più affidabili. Inoltre, un altro fattore fondamentale non necessariamente positivo, riguarda la facilità di accesso all’informazione: essa sviluppa inconsciamente nell’utente una sorta di pigrizia mentale che non lo spinge a verificare la fonte della notizia, ma ad accettarla come vera a priori. Se a ciò aggiungiamo il fatto che il numero di giornali, blog e pagine si è moltiplicato e che essi non ricevono quasi nessun tipo di verifica riguardo al proprio contenuto, capiamo subito che praticamente ogni utente troverà articoli i cui contenuti si adattano al meglio alla propria ideologia politica, qualunque essa sia. Diffondendo quest’ultima, si crea una grossa circolazione di notizie che non hanno nulla a che fare con la realtà, ma sono solo lo specchio delle paure, del credo e delle idee di persone che hanno trovato in queste piattaforme una forma di espressione libera da censure. Inoltre, contrariamente a quanto accade con giornali e televisioni, la fonte stessa della notizia perde importanza.
Ciò che ne emerge, sono una miriade di non-notizie, che sarebbero del tutto innocue se non fosse per il fatto che le persone, come spiegato prima, non sono in grado di riconoscerle rispetto a quelle “vere”: basate su fatti reali e/o prodotte da esperti.

A mio avviso, questa tendenza provoca nella gente un’assimilazione effimera della notizia, che si concentra solamente sulla forza del titolo (che deve spingere le persone alla lettura). Questo tipo di ricezione, fa sì che anche le cosiddette non-notizie assumano una risonanza maggiore rispetto ad altre teoricamente più autorevoli, e che ad influenzare l’opinione del lettore sia il potenziale impatto del titolo o del contenuto dell’articolo, piuttosto che la sua veridicità o il modo in cui è sviluppato in rapporto al contesto. In altre parole, ciò che davvero conta e che fa presa sulle persone è la forza della notizia, non il fatto che essa sia vera o meno. Così facendo, grazie a questo fenomeno, ogni utente diventa libero di costruire il suo credo in base a una serie di fonti che non fanno altro che confermarlo. Poco importa la provenienza di queste ultime, sarà sempre più facile che sottoporre le proprie idee ad analisi critica.

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Questo fenomeno è stato definito da molti esperti come quello della “post-verità”. Senza immaginare scenari eccessivamente disastrosi o apocalittici, è però lecito aspettarsi che l’intensificarsi di tutto ciò potrebbe avere (o forse ha già avuto?) conseguenze disastrose. Le masse (soprattutto quelle meno letterate) saranno sempre più influenzate e di conseguenza plasmate in maniera sempre più semplice. A chi obbietta affermando che ciò accade già con i mezzi di informazione tradizionali, rispondo che questo fenomeno assume tutta un’altra portata, sia a livello di influenza che a livello di proporzioni delle notizie. Un’ultima precisazione: con i giornali e le televisioni, è semplice risalire ai gestori e di conseguenza capirne l’orientamento, mentre in questo caso, come spiegato prima, scovare le fonti originali degli articoli diventa un processo più tortuoso e complesso, che in pochi sono in grado (e hanno voglia) di fare.

A dimostrazione di quanto affermato fino ad ora, proverò a portare nelle prossime settimane degli esempi di dimostrazione pratica del fenomeno della post-verità, che come vedremo, opera su molteplici livelli e al quale siamo sottoposti ogni giorno.

TAG: #postverità, #socialnetwork, informazione
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