Nuovi sviluppi sulla vicenda dei motori 2026 sono trapelati nella mattinata di oggi.
Secondo quanto riportato dal Corriere dello Sport la “gola profonda” che avrebbe denunciato il tutto sarebbe un ex ingegnere Mercedes passato a Red Bull, portando con sé buona parte del bagaglio tecnico della casa teutonica.
Red Bull avrebbe infatti replicato il tanto discusso sistema a “compressione variabile” ideato da Mercedes ma riuscendo a farlo rimanere entro i limiti previsti dal regolamento (al contrario di quanto riferito ieri), mentre pare che le frecce argento non sarebbero mai riuscite nell’intento.
La questione è quindi gravissima per la Federazione, che si trova a dover trovare una soluzione che permetta di districare il bandolo di questa intricatissima matassa.
Da un lato la logica vorrebbe la messa al bando delle Power Unit non conformi al nuovo regolamento, ma questo comporterebbe de facto la squalifica dei quattro team motorizzati dalla casa di Stoccarda, fra cui McLaren campione del Mondo in carica.
Dall’altra parte un’autorizzazione definitiva del sistema considerato fuori norma spianerebbe la strada a piogge di ricorsi e infinite battaglie legali.
L’ipotesi più accreditata, che sta prendendo sempre più forma nelle ultime ore, ha come minimo dell’incredibile.
La federazione infatti starebbe valutando la possibilità di accordare una deroga a Mercedes per permettere a McLaren, Williams, Alpine e la stessa Mercedes di correre nel 2026 con motori non a norma, a patto che il problema venga risolto entro la stagione 2027.
Una sanatoria tuttavia indigesta agli altri costruttori, che si troverebbero a competere con macchine fuori norma per un intero anno e senza possibilità di appello
ph. Motorsport.com