
A cura di Ester La Uggi
Non è stato un nome scelto, ma ricevuto. Ultimo Sciamano Bianco: così oggi viene riconosciuto Luka Luna.
“Bianco”, per via del colore della sua pelle, così diverso da quello degli sciamani delle selve sudamericane o dei deserti indiani, ma non per questo meno autentico.
“Ultimo”, perché se guarda uno dei suoi maestri, Taita Cherubino che lo ha ispirato e accompagnato verso i primi passi di un sapere ancestrale e sacro — uno sciamano che ha iniziato il suo percorso a soli quindici anni oggi ultracentenario — sente con umiltà che il suo cammino è ancora giovane, un’eco più recente di una voce millenaria.
“Di fronte a un uomo così, io posso solo essere l’ultimo”, racconta Luka con rispetto e gratitudine.
Eppure, qualcosa in lui si è sempre saputo diverso. Fin dall’infanzia ha percepito ciò che gli altri non vedevano.
“Vedevo fratellini che non c’erano più”, dice.
“Presenze familiari che apparivano solo a me: come quella volta con mia cugina, quando vidi nostro nonno — anche se non era più in vita.
” Per molti sarebbero state solo illusioni, fantasie infantili da reprimere.
Ma Luka no. Anche se da bambino non amava condividere quelle esperienze con gli adulti,
dentro di lui sapeva che quei momenti non erano frutto dell’immaginazione: erano varchi, segni, apparizioni reali.
Con il tempo, quei segni si sono fatti più evidenti. Titoli di libri letti per caso, incontri “casuali” che non lo erano affatto, coincidenze che parlavano troppo forte per essere ignorate. Il mondo dell’esoterismo e dello sciamanesimo lo stava chiamando, e lui — lentamente, con rispetto — ha iniziato a rispondere.
“Molti fingono che queste cose non esistano per paura. Io ho scelto di accoglierle. Di ascoltarle.”
È così che nasce Luka Luna, l’Ultimo Sciamano Bianco. Non da una scelta di ego, ma da un intreccio di destini, segnali e ricordi. Non da un titolo, ma da un cammino che lo ha scelto
ancor prima che lui ne conoscesse il nome.
Nel suo percorso spirituale, Luka non è mai stato solo. Non percorre questa via da solo: al suo fianco c’è la compagna della sua vita, anima affine e spirito libero. Insieme hanno lasciato alle spalle lavori ben retribuiti, carriere solide e una vita che agli occhi di molti era perfetta. Ma ciò che è perfetto per l’esterno spesso è in contrasto con ciò che nutre l’interno.
Così hanno scelto di mollare tutto, o forse, di riprendersi tutto: tempo, respiro, senso.
La libertà senza mura
Quando gli si chiede come vivano senza dimora fissa, Luka sorride.
“Se vai in India, capisci. Là il concetto di casa non è una prigione di mattoni. È ovunque ti posi. Dormi lungo il Gange, sotto un albero, in una capanna di fango, e sei comunque a casa.”
Per Luka, il vero rifugio è dentro. Il materialismo non ha cittadinanza nel suo mondo. Ciò che possiede è invisibile: silenzi, incontri, esperienze, intuizioni.India e Perù: le radici del cielo
Due luoghi hanno lasciato il segno nel cuore di Luka: il Perù e l’India. Il primo, per la potenza della terra, il contatto con gli spiriti della natura, le piante sacre, il canto della selva. Il secondo, per l’intensità spirituale, per la semplicità disarmante della gente, per la sacralità impressa nei gesti quotidiani.
Oggi Luka applica la sua conoscenza ogni giorno, nel concreto. Aiuta le persone a ricordare chi sono. Accompagna nei viaggi sciamanici, nei rituali con le piante maestre, nella guarigione del corpo e dell’anima. Non si pone come maestro, ma come fratello. Cammina accanto, non davanti. Insegna a osservare il cielo, ad ascoltare l’acqua, a sentire il fuoco dentro. Il suo sciamanesimo è una via concreta, radicata nella Terra, e aperta al cielo. Una danza tra maschile e femminile, tra forza e dolcezza, tra solitudine e comunità.
“Essere sciamano oggi non è un ruolo, è un modo di esistere. È ricordare che ogni cosa è sacra. E che il nostro compito non è dominare la natura, ma farne parte.”— Luka Luna
“La casa non è un luogo. È uno stato dell’anima. E la libertà non è un sogno, è una scelta quotidiana.”— Luka Luna