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“Futuri emergenti, negativi e alternativi”

| 21 Febbraio 2025 | IL FORMAT

Nell’ambito del programma del World Anthropology Day, promosso dall’Universitàdi Milano Bicocca e dedicato quest’anno al tema di “Futuri emergenti, negativi e alternativi”, si terrà venerdì 21 febbraio a Milano in via Marcello Pucci 7, sede della sezione meneghina della Croce Rossa Italiana (che collabora attivamente alla realizzazione dell’evento), l’incontro “Tecnologie mediche e clinica in contesti di guerra: antropologia, medicina e diritto”.

Vittorio A. Sironi, medico e storico dell’Università di Milano Bicocca, Barbara di Castri, esperta di Diritto Internazionale Umanitario e consigliera della Croce Rossa Italiana di Milano, Simone Colturi, infermiere della CRI e Luca Jourdan, antropologo dell’Università degli Studi di Bologna, affronteranno in una tavola rotonda il tema delle pratiche di cura e del diritto alla salute, tra futuri possibili e tempi incerti, negli scenari bellici che, al di là dei casi più eclatanti del conflitto medio-orientale e di quello ucraino, sono purtroppo presenti in molte più parti del mondo.

In una situazione così drammatica, il futuro della salute individuale e collettiva può essere visto in una prospettiva di emergente possibilità di un suo miglioramento globale (come ipotizza la prospettiva di global health) in un contesto di approccio unitario (come teorizza la visione di one health) oppure al contrario ci si deve rassegnare a una realtà attuale, costituita dalla presenza di guerre e dalla mancanza di cure, che portano alla sua negazione? In un simile contesto quale contributo può fornire l’antropologia nel determinare in quale direzione andare?

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Certamente l’antropologia può contribuire a migliorare la vita delle persone e aiutarci a comprendere il mondo in cui viviamo, per favorire la risoluzione dei problemi della quotidianità e delle sfide globali che ci attendono. Non solo l’antropologia della cura può arricchire positivamente l’approccio sanitario di chi opera per risolvere i problemi generati dai conflitti bellici attraverso un’impostazione clinica che può prescindere dal contributo tecnologico di fatto assente nei contesti in cui si opera, ma anche quella che si può definire l’antropologia della guerra può servire a dare una chiave di lettura non scontata dei conflitti e fornire indicazioni preziose per mettere a punto adeguate strategie operative da parte delle organizzazioni umanitarie che operano nei contesti di guerra.

Obiettivo dell’incontro è fare emergere come antropologia, medicina e diritto possono interagire positivamente e convergere attivamente perché vengano salvaguardate la vita, la salute e la dignità delle persone presenti negli scenari bellici.

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