
A 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, l’Italia celebra il Poeta dei Poeti con molte iniziative. Dopo DanteDì del 25 marzo, l’omaggio continua con eventi, spettacoli, convegni, mostre in tutta Italia da Ravenna, Milano, Firenze, Torino. Un omaggio a Dante e la Divina Commedia (1304-1321), sua opera celeberrima conosciuta e tradotta in tutto il mondo, con circa cinquantotto traduzioni integrali. Molte diffuse soprattutto tra il 20.-21. secolo anche in arabo, armeno, giapponese. E persino in diversi dialetti italiani: milanese, calabrese, romanesco, friulano e barese.
Dante, lo scrittore, politico, cavaliere e linguista nasce a Firenze nel 1265 e si spegne a Ravenna nel 1321. Luogo dove vive gli ultimi anni della sua vita in esilio con onori e dove ancora riposa nella tomba monumentale costruita tra il 1780-1781, presso la Basilica di San Francesco. Il vero nome dato è Durante e il segno zodiacale quello dei Gemelli, ritenuto dagli astri particolarmente intelligente e di cui lui stesso va fiero.
La sua Famiglia Guelfa, dedita al commercio, non è ben vista in città e non ha una florida condizione economica, ma riesce comunque a dargli una buona formazione culturale. Giovane s’innamora di Beatrice Portinari, una nobildonna sposata, che muore nel 1290 a ventiquattro anni, lasciandolo nello sconforto. La sua figura lo accompagna per tutta la vita, influenzando la poetica e presente nei versi di Vita Nova e nella Commedia, angelicata e trasfigurata.
Resta la sua Musa, l’amore impossibile ed eterno, nonostante il matrimonio con Gemma Donati, stabilito presto dalle famiglie a soli dodici anni. Dal matrimonio socialmente vantaggioso, nascono due maschi e una femmina: Jacopo, Pietro, Antonia. Si parla anche di un altro figlio, ma non è sicuro. Il poeta non cita mai la moglie nei suoi scritti. Neanche un verso appare nelle sue opere o qualche riferimento alla vita familiare, coniugale, confermando probabilmente che solo quello che non si vive resta! Boccaccio è tra i primi a scrivere su Dante e a ritrarlo in un clima familiare non proprio appagante.
Dante oltre alla scrittura, i sonetti, si occupa anche di politica, diventa un funzionario nel 1296, “ambasciatore e priore di Firenze”, assistendo al conflitto tra i guelfi bianchi e i neri. Lui a sostegno dei primi viene poi mandato al rogo. Vittima di giochi politici e allontanato “a due anni di confino, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici, alla confisca dei beni e al pagamento di una cospicua ammenda. Al suo reiterato rifiuto di presentarsi davanti al giudice, la pena, estesa nel 1315 ai figli Jacopo e Pietro,… commutata nella confisca dei beni e nell’esilio perpetuo, con l’alternativa della condanna al rogo se fosse stato catturato”. Acerrimo nemico di Bonifacio VIII, che condanna all’Inferno, ritenuto corrotto e amorale.
Il Sommo Poeta, viene ricordato anche come un uomo schietto e dotato di grande memoria. Basti pensare all’articolata Commedia con gironi, pene e personaggi minuziosamente descritti. Tra le particolarità, alcuni studiosi come Marco Santagata, ritengono che Dante abbia sofferto di epilessia, soprattutto da giovane. Svenimenti che descrive nella sua prima opera Vita Nova e che probabilmente avverte come qualcosa affine al suo ruolo di poeta. Un dono per lui la malattia considerandosi “come un predestinato”. E sembra che i continui mancamenti di cui parla nell’Inferno, siano riferiti proprio alla malattia.
Altre sue opere da ricordare il Convivio, un’enciclopedia in volgare che resta incompiuta. E in latino Il De vulgari eloquentia, La Monarchia e le Epistole. Dante, durante il periodo di esilio scrive la Divina Commedia, appellativo dato in seguito da Boccaccio e divisa in tre cantiche Inferno, Purgatorio e Paradiso. La Commedia, Vita Nova e anche parte delle Rime sono scritti autobiografici. La Commedia è “una sorta di diario“, dove il poeta riversa fatti e stati d’animo in un “viaggio immaginario dell’oltretomba cristiano”.
Il poema epico allegorico, viene tramandato da alcuni manoscritti, che essendo riportati a mano, hanno delle variazioni l’uno dall’altro. E che grazie a un’accurata ricostruzione filologica arrivano a noi nella versione che conosciamo. La prima pubblicazione a stampa invece, cioè l’Editio princeps risale all’11 aprile 1472, e nonostante l’ispirazione religiosa e lo stile medievale risulta fortemente innovativa. L’opera scritta in Volgare traccia il solco dell’attuale lingua italiana e dona al volgare una “piena dignità letteraria”, oltre alla ricchezza e complessità del racconto.
Invece, gli artisti famosi che hanno illustrato la Commedia, rendendola ancora più pregiata, visiva e unica sono Sandro Botticelli alla fine del XV secolo, lavorando sulla mappa dell’Inferno. Anche William Blake, Gustave Doré e il surreale Salvador Dalí con 100 acquerelli. Le immagini aiutano a rendere ancora più vivo e reale il mondo dopo la morte, con una struttura, un luogo in cui identificare la collocazione dell’anima. E Dante diventa il Virgilio dell’Umanità, che accompagna e mostra quello che a occhi chiusi ci attende, soprattutto per l’Inferno e il Paradiso. Il Purgatorio invece, con le sue prove ed espiazioni è più probabile che sia la stessa vita.
La Commedia, è un vero patrimonio letterario, che identifica il viaggio dopo la morte in quello Dantesco. E Beatrice diventa la donna più conosciuta della letteratura. Il racconto educativo della Commedia, cerca attraverso le storie dei personaggi e la guida di Virgilio e Beatrice di tracciare la “dritta via” e scuotere dall’indolenza. “Liberare l’uomo dal peccato”, dalla “cupidigia” e anche “dalla sua stessa superbia intellettuale”.
Viene lecito pensare a come sarebbe oggi la sua Commedia con i tanti e nuovi Bonifaci del panorama Italiano. E chissà se Dante tornasse per aggiornare l’Inferno, quanti tomi all’opera si aggiungerebbero ancora. Potrebbe anche essere un’occasione per concludere l’ultimo cantico della Commedia lasciato in sospeso, quando la morte a soli cinquantasei anni lo ha riportato per sempre nella selva oscura! E forse Dante oggi cambierebbe anche il nome e più che Commedia sarebbe una vera e inarrestabile Divina Tragedia