
In tempi di lockdown natalizio, le opportunità di passeggiare sono limitate. Meglio così, soprattutto in Basilicata.
Non sia mai vi trovaste a passeggiare per alcune località della Val d’Agri o della Val Sauro, attenzione a questi cartelli posti all’esterno di aree recintate.
Le caratteristiche “torri” le vedete solo se i pozzi non sono collegati con l’oleodotto, altrimenti al loro posto vedete dei containers. Dentro a quei containers, delle turbine spingono greggio e gas ai centri di prima raffinazione COVA o Tempa Rossa.
L’idrogeno solforato è una sostanza fortemente velenosa, con una tossicità paragonabile a quella del cianuro.
A temperatura ambiente e a basse concentrazioni, l’idrogeno solforato emana odore di uova marce. E’ un gas infiammabile, che brucia con una fiamma bluastra a temperature superiori a 260 gradi centigradi. E concentrazioni di idrogeno solforato nell’aria superiori al 4% sono esplosive.
Quanto dovrebbe essere bastato per convincervi ad andare a passeggiare (e soprattutto a prendere una boccata d’aria) altrove.
Peccato, però. Peccato che il giacimento si trovi tra il parco regionale di Gallipoli Cognato e il parco nazionale del Pollino, nel cuore di una regione dove a passeggiare, e ad ammirare la natura, ci si andrebbe volentieri.
E’ la storia di un altro sfregio all’ambiente e dell’ennesima roulette russa per la salute collettiva che riguarda la Basilicata. La raccontiamo due settimane dopo il via libera dell’ufficio Nazionale Minerario per gli Idrocarburi e le Georisorse del ministero per lo Sviluppo economico all’attività di estrazione a pieno regime da parte della Total.
L’obiettivo della compagnia petrolifera è produrre 50mila barili di petrolio al giorno, 230mila metri cubi di gas naturale, 240 tonnellate di GPL e 80 tonnellate di zolfo.
Poco importa allo Stato se oltre che nel cuore di una regione ad alto valore naturalistico, il giacimento si trova anche in un territorio con una sismicità importante e una rete idrogeologica complessa.
E meno ancora importa allo Stato se dalla torcia di sicurezza di Tempa Rossa continuano a susseguirsi prolungati e spaventosi bagliori.
Nel frattempo, è sfumato il miraggio dello stop a nuove trivellazioni. La norma che bloccava le ricerche di gas e petrolio in tutta Italia è saltata infatti dal decreto Milleproroghe approvato dal Governo. Una decisione incomprensibile e in stridente contraddizione con altri impegni già presi. Ad esempio, quel 37% del Recovery Fund da utilizzare per la transizione verde e l’obiettivo di eliminare entro il 2050 le emissioni nocive per il clima.
In Basilicata, terra abbandonata dal buon senso e dalla politica, che del buon senso non sa cosa farsene, si continua a rischiare in nome del dio petrolio.