“A fine febbraio 2020, in Italia scoppia la pandemia da Covid-19. Il Governo, che il 31 gennaio ha già deliberato, in sordina, lo stato di emergenza fino al 31.7.2020, in breve tempo decide la serrata dei cittadini, a cui viene imposto di lavorare da casa. Cosa che Roberta non può fare, poichè non può recarsi presso ospedali e studi medici”.
“L’azienda per cui lavora – prosegue l’avvocato Loré – la invita dunque a restare a casa, facendole capire che la sua retribuzione, finché non si tornerà alla normalità, subirà una contrazione. Roberta, dipendente di fatto, ma non di diritto, non è protetta da garanzie di legge”.
E allora Conte… come il “Gigante, pensaci tu” della nota pubblicità, pensa a Roberta e a chi si trova nelle sue condizioni. Anche le P. IVA – spiega Conte in una conferenza stampa – nel mese di marzo 2020, percepiranno un bonus, che non creerà reddito imponibile, di 600 euro.
C’è un però. Che rischia di trasformare Conte da Gigante buono in Jo Condor.
L’art. 27 deI D.L. n. 18/2020 prevede che questa elargizione sia limitata fino alla concorrenza massima di spesa di 203,40 milioni di euro.
Ma non dicono che quest’importo aumenterà, se necessario per soddisfare tutte le richieste?
L’avvocato Loré è scettico. “Dicono. Ma nessuna norma lo prevede. E quindi questo bonus non è per tutti, ma verrà dato solo fino a che non si sfori il limite di spesa di cui all’articolo 27“.
Le P. IVA che possono accedere al bonus presentando richiesta dal primo aprile .2020 attraverso il sito dell’INPS.
“Ma molti si sono già accorti che i soldi non ci sono per tutti”, spiega l’avvocato Lore, “e dalla mezzanotte del primo aprile, hanno cercato di collegarsi sul portale dell’Ente. Che, ovviamente, è andato velocemente in tilt”.
Colpa degli hackers, spiega l’INPS.
Roberta non demorde, e la mattina del primo aprile riprova ad accedere. Ci riesce, esulta, ma poi si rende conto che la sua anagrafica non corrisponde a lei, ma a un tale (nome di fantasia) Mario Verde.
Pensa che sia una pagina di prova, si riconnette, ma non è più possibile collegarsi. Continua a provare, finché ci riesce. E stavolta invece di essere Roberta, secondo l’INPS è (altro nome di fantasia) Pippo Marrone.
Di queste persone vede ogni dato personale, e solo perché è una persona dotata di intelletto, non prende nota e cerca di fare il log out. Ma l’operazione non è possibile. Quindi, i dati di Pippo Marrone restano nel pc di Roberta per ore.
Alla faccia delle leggi sulla privacy, per violazione delle quali l’INPS rischia di dover pagare più soldi in risarcimento danni che nei bonus da 600 euro. E a metà giornata, il sito INPS chiude.
Si sarebbe potuto fare diversamente? “Si. Le P. IVA sono obbligate ad avere una Posta Elettronica Certificata (P.E.C.) Non sarebbe stato più semplice creare un account a ciò destinato, e indicare a ogni fruitore della misura di inoltrare una p.e.c. contenente i documenti necessari, da elencare nella home page del portale dell’INPS?”
Al momento in cui scrivo, Roberta non ha ancora richiesto il suo bonus. Ma nel frattempo sta cercando un numero di un buono psicoterapeuta, perché ha iniziato a soffrire di crisi di identità … non è più certa di essere Roberta. E si domanda se sia Mario Verde o Pippo Marrone.