
Vogliamo fare una promessa pubblica ai Governatori della Lombardia, Attilio Fontana, e del Veneto, Luca Zaia. Quando non dovranno più parlare al bar o sui giornali e dovranno rispondere alle domande della Presidente della Commissione Finanze, Carla Ruocco, in Parlamento, noi saremo lì tutt’orecchi e taccuino in mano.
Siamo certi che i due Governatori delle Regioni guida del Grande Nord non ripeteranno la performance della ministra-Pinocchio, Erika Stefani, che ha mentito spudoratamente sulla ripartizione della spesa pubblica territoriale tra le due Italie, spacciando dati parziali per il totale e facendo apparire ciò che è bianco nero e ciò che è nero bianco, davanti ai suoi colleghi parlamentari.
Abbiamo troppa stima di Fontana e Zaia per pensare che possano scadere al livello della più imbarazzante ministra della storia repubblicana recente, impegnata in un testa a testa con il ministro Toninelli per chi vince la palma del dilettantismo, con un’aria ancora più pensosa e qualche furbizia spicciola in più.
C’è un numerino semplice semplice sul quale è bene che i due Governatori si preparino bene: 61 miliardi. È la cifra che viene sottratta indebitamente al Sud, che è il 34,3% della popolazione e riceve il 28,3%, per essere regalata al Nord, che ha il 65,7% della popolazione e riceve il 71,7%. Non sono bruscolini, cari Governatori, ma il dato algebrico del più clamoroso (e miope) furto di Stato messo in atto dalle mani rapaci del Nord attraverso il marchingegno della spesa storica, inventato dall’ex ministro leghista Calderoli nel 2009, per cui il ricco è sempre più ricco e il povero sempre più povero.
La fotografia al millimetro della dimensione algebrica del furto viene dai conti pubblici territoriali (quelli veri non quelli della Stefani) e riguardano il settore pubblico allargato che racchiude la spesa delle Amministrazioni centrali, delle Regioni, delle Province, dei Comuni, delle comunità montane e delle società pubbliche non quotate a intero controllo statale come Inps, Anas, Ferrovie, e così via.
Oggi siamo contenti perché un economista serio oltre che esponente parlamentare di lungo corso del Pd, come Francesco Boccia, ha invitato dalle colonne del nostro giornale Fontana e Zaia a fare meno i fenomeni e a rispondere su questi numeri, e li ha esortati a tenersi alla larga dalla menzogna del residuo fiscale “che è un terzo di quello che dite”.
Tranquilli tutti, come abbiamo fatto sulla spesa pubblica, vi daremo presto numeri certi anche qui, anche se posso già anticiparvi che Boccia ha ragione su tutta la linea. Siamo contenti che si sia rotto il muro dell’omertà e che il più giovane segretario di presidenza della Camera, l’onorevole cinque stelle Alessandro Amitrano, abbia rotto il silenzio dei parlamentari e ritiene giusto partire dai conti pubblici territoriali.
L’operazione verità sulla spesa pubblica, voluta da questo giornale, è partita, non si può più fermare. Prima di predisporre nuovi furti toccherà rispondere di quelli passati, chiarire, spiegare, l’obiettivo è la verità, non quella dei talk show a comando o della TV di Stato, ma quella di chi i conti li fa e di quei conti risponde.
L’Europa e i poteri forti non c’entrano. Per questo, soprattutto al bravissimo Zaia, ci permettiamo di consigliare di lasciare perdere i dispettucci (non prendo più i rifiuti di Puglia e Campania per il no all’autonomia) e di andarsi a leggere bene i numeri, quelli della spesa pubblica e quelli dei presunti residui fiscali. Meglio correggere subito prima che la panna montata cresca.
Ricordate, questo vale anche per Fontana, la storia dei pifferi di montagna che andarono per suonare e furono suonati? Vi aiuto, citando la Treccani, “spec. nella frase proverbiale fare come i p. di montagna (che andarono per suonare e furono suonati), di chi si accinge a imbrogliare o picchiare qualcuno, o semplicemente a far valere le proprie ragioni, e invece rimane scornato”. Ecco, a oggi, con tutto il rispetto, ci sentiamo di dire, che se si continua così, la probabilità di finire scornati, per Fontana e Zaia, è altissima. Sinceramente ci dispiacerebbe.