Occorre fare alcune riflessioni a margine dell’ordinanza di archiviazione disposta dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, dott. Livio Sabatini, avverso il procedimento penale intentato da Ilaria Cucchi, Giovanni Cucchi e Rita Calore, nei confronti del Senatore Carlo Giovanardi che, secondo l’accusa, nel 2016 in una intervista nel corso della trasmissione “La Zanzara”, avrebbe proferito frasi circa la morte di Stefano Cucchi, ritenute dai querelanti “infondate e idonee a creare nell’opinione pubblica, un’immagine distorta e lesiva della reputazione del congiunto”.
Perché occorre riflettere? E’ da anni oramai, che in qualità di cronista di giudiziaria, chi scrive, si occupa del caso, ascoltando ore e ore di processi, leggendo migliaia di pagine di atti. Questo, oltre che per informare, anche per cercare la verità e per garantire alla difesa, i diritti che gli sono stati negati dal processo mediatico.
Questa ricerca di verità, puntualmente suffragata da atti processuali e non dalla diceria del condomino, improvvisamente, hanno reso la scrivente “la mandante di una offensiva di minacce ed insulti rivolti alla signora Cucchi”, con tanto di titolone, nome e cognome spiattellato sulle pagine del Corriere della Sera.
Una domenica mattina di novembre scorso, precisamente il 4, la scrivente scopre dal Corriere della Sera, di essere una bruttissima persona. Un articolo, di quelli che alimentano posizioni estreme, come quelle di chi a seguito di quanto erroneamente riportato da una mia collega che non ha verificato fonti e fatti, non si è risparmiato alcuna minaccia e insulto nei confronti della sottoscritta. Risultato di questa gogna gratuita? Venti persone querelate. Ma non è questo il punto importante su cui soffermarsi. Decisi di far valere i miei diritti e dopo diverse telefonate, 4 fax, mail e 2 raccomandate con ricevuta di ritorno, un mese dopo, il Corriere mi concede la replica. Nella mia missiva invitavo la collega ad elencare e documentare dove fossero i miei insulti. Qualora ce ne fossero stati mi sarei scusata, in caso contrario, chiedevo la pubblicazione integrale della mia lettera. Così fu: pubblicarono la mia missiva perché l’insulto non c’era. Ciò che avevo scritto nei miei articoli non era insulto verso Stefano o la sua famiglia, ma la semplice decodifica di quanto contenuto nella perizia Introna, acquisita in sede di incidente probatorio e che si conclude senza determinare una esatta causa di morte, escludendo tra quelle possibili, eventuali lesioni o percosse.
Perché dire questo? Perché della querela che la signora Cucchi ha sporto nei confronti del senatore Giovanardi, il PM Edmondo De Gregorio ha chiesto l’archiviazione, in quanto “la manifestazione del pensiero fatta propria dal Giovanardi nel corso dell’intervista, non integra il delitto di diffamazione trattandosi di comportamento che rendeva note le risultanze della perizia redatta dal prof. Introna”.
Ilaria Cucchi inoltre, riteneva diffamatori l’appellativo “spacciatore”, in quanto a dire della stessa, non vi erano riscontri probanti. Nella richiesta di archiviazione invece leggiamo che “l’espressione utilizzata dal Giovanardi, che additava il giovane come ‘spacciatore’, è conforme alle risultanze conseguite ed è riferibile agli atti di PG, in merito ai quali si osserva che Stefano Cucchi veniva tratto in arresto per “illecita detenzione e cessione di sostanza stupefacente”.
Dunque, il Senatore Giovanardi ha detto la VERITA’. Io ho scritto la VERITA’, e se proprio vogliamo, anche Gianni Tonelli, ex Segretario Generale del Sap, querelato dalla Cucchi, ha detto la VERITA’. Anche per Tonelli fu chiesta l’archiviazione, allo stesso modo la famiglia Cucchi si è opposta, e il Tonelli è stato direttamente raggiunto da decreto penale di condanna, che non è una condanna per diffamazione, come i media hanno voluto far credere. Tonelli, lo ricordiamo, si espresse a margine della sentenza di assoluzione dei poliziotti penitenziari, ai quali non sono mai state rivolte delle scuse.
In merito a questa archiviazione ci sono aspetti importantissimi. Solitamente, se un carabiniere sbadiglia e lo racconta telefonicamente a sua moglie, l’intercettazione finisce immediatamente sulle prime pagine delle maggiori testate nazionali. La notizia dell’archiviazione per Giovanardi, è rimasta nel silenzio. Perché? Giovanardi non è stato processato e condannato perché ha detto la verità: ovvero che Stefano Cucchi fu arrestato per spaccio, che non è morto a causa delle percosse (che se saranno accertate a carico dei Carabinieri è giusto che paghino per quelle), che molte lesioni erano precedenti all’arresto e che si trattava comunque di un giovane che faceva uso di stupefacenti, anche se non sono stati questi a determinarne la morte. Per il PM e per il Gip, Giovanardi si è attenuto alla perizia, quindi non va processato, e la perizia parla di esclusione di percosse quali cause di morte, oltre ad elencare frequenti traumi del Cucchi avvenuti prima dell’arresto.
Ebbene, quindi meglio mantenere il silenzio, no? Visto che si sta celebrando un processo per omicidio preterintenzionale, un’accusa tutta da dimostrare. L’unica certezza è che Stefano sia morto. Ma che sia stato ucciso lo hanno già escluso due perizie. Carlo Giovanardi, dunque, non deve scuse a nessuno. Al contrario, qualcuno gliele deve.