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Morte Stefano Cucchi: carabiniere confessa pestaggio

| 12 Ottobre 2018 | CRONACA, IL FORMAT

Svolta epocale nel controverso caso della morte di Stefano Cucchi, il geometra romano di 31 anni morto il 22 ottobre 2009 all’ospedale Sandro Pertini di Roma durante la custodia cautelare. Stefano Cucchi venne arrestato per spaccio una settimana prima, il 15 ottobre 2009. La vicenda della sua morte è diventata un caso di cronaca nazionale rimasto al centro del dibattito pubblico per anni, anche grazie all’attivismo della sorella Ilaria che si è sempre battuta per portare alla luce la verità sulla morte di suo fratello. L’immagine del volto tumefatto del cadavere di Stefano Cucchi, mostrata alla stampa nazionale proprio dalla sorella Ilaria, è entrata di prepotenza nell’immaginario collettivo italiano.

Il 15 dicembre 2015, nell’ambito della prima inchiesta sul caso Cucchi, la Corte di Cassazione annullò la sentenza della Corte di Appello in cui vennero assolti cinque medici dell’ospedale Sandro Pertini e dispose un altro processo d’Appello con l’accusa di omicidio colposo. Vennero invece assolti definitivamente tre agenti della polizia penitenziaria, il medico che per primo visitò Cucchi e gli infermieri che lo ebbero in cura. Il 18 luglio 2016 la Corte d’Assise d’Appello di Roma assolse i cinque medici perché “il fatto non sussiste” ma  il 19 aprile dell’anno seguente la Cassazione annullò nuovamente l’assoluzione. Il reato di omicidio colposo cadde in prescrizione il giorno dopo.

Nel frattempo però era in corso l’inchiesta-bis che prendeva di mira i carabinieri che eseguirono l’arresto di Cucchi la sera del 15 ottobre 2009 e che lo tennero in custodia in caserma fino alla mattina del giorno seguente quando si tenne il processo per direttissima per la convalida del fermo. Il 10 settembre 2015 vennero iscritti nel registro degli indagati tre carabinieri. Iniziò così l’inchiesta-bis sulla morte di Stefano Cucchi. Alla fine, sono cinque in tutto i carabinieri indagati. Francesco Tedesco, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro sono imputati per omicidio preterintenzionale mentre Roberto Mandolini è accusato di calunnia e falso e Vincenzo Nicolardi è accusato di calunnia.

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Nella giornata di ieri è avvenuta una svolta che potrebbe rivelarsi decisiva per l’inchiesta. Una svolta che, a quasi nove anni esatti dalla morte di Stefano Cucchi, potrebbe portare alla luce una volta per tutte la verità su quanto accaduto tra il 15 e il 22 ottobre 2009. Il pubblico ministero Giovanni Musarò ha rivelato che in un interrogatorio avvenuto lo scorso luglio il carabiniere Tedesco ha confessato il pestaggio di Stefano Cucchi da parte dei colleghi Di Bernardo e D’Alessandro. Musarò ha letto il verbale in aula all’inizio dell’udienza. Quanto segue sono alcuni estratti della confessione fatta da Tedesco al pm Musarò.

“Cucchi prima iniziò a perdere l’equilibrio per il calcio di D’Alessandro poi ci fu la violenta spinta di Di Bernardo che gli fece perdere l’equilibrio provocandone una violenta caduta sul bacino. Anche la successiva botta alla testa fu violenta, ricordo di avere sentito il rumore. Io mi ero alzato e avevo detto: “basta finitela, che cazzo fate, non vi permettete”. Ma Di Bernardo aveva proseguito nella sua azione con la spinta a Cucchi e la sua caduta a terra. Io spinsi via Di Bernardo, ma prima che potessi intervenire D’Alessandro colpì Cucchi con un calcio in testa mentre era sdraiato a terra. Mi avvicinai a Stefano, lo aiutai ad alzarsi e gli chiesi come stesse, lui mi rispose: “sto bene, io sono un pugile”. Ma si vedeva che era stordito”.

Sembra che Tedesco non abbia partecipato al pestaggio di Cucchi sebbene abbia visto tutto con i suoi occhi. “Il 20 giugno scorso, Francesco Tedesco ha presentato una denuncia contro ignoti in cui dice che quando ha saputo della morte di Cucchi ha redatto una notazione di servizio” ha affermato il pm Musarò. Tale notazione “è stata sottratta e il comandante di stazione dell’epoca non ha saputo spiegare la mancanza” continua il pm. Dopo aver sporto denuncia, Tedesco è stato ascoltato tre volte dai magistrati, tra luglio e ottobre, e durante gli interrogatori ha chiamato “in causa gli altri imputati: il maresciallo Mandolini, da lui informato; D’Alessandro e Di Bernardo, quali autori del pestaggio; Nicolardi quando si è recato in Corte d’Assise, già sapeva tutto” ha dichiarato ieri il pm Musarò leggendo il verbale degli interrogatori.

Ilaria Cucchi, la sorella di Stefano che in questi nove anni si è battuta come una leonessa per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vicenda della morte del fratello, ha affidato a Facebook la reazione all’udienza in cui Musarò ha rivelato la confessione di Tedesco.

“Processo Cucchi. Udienza odierna (ieri, nda) ore 11.21. Il muro è stato abbattuto. Ora sappiamo e saranno in tanti a dover chiedere scusa a Stefano e la famiglia Cucchi”.

E poi un altro post.

“Ci chieda scusa chi ci ha offesi in tutti questi anni. Ci chieda scusa chi in tutti questi anni ha affermato che Stefano era morto di suo, che era caduto. Ci chieda scusa chi ci ha denunciato. Sto leggendo con le lacrime agli occhi quello che hanno fatto a mio fratello. Non so dire altro. Chi ha fatto carriera politica offendendoci si deve vergognare. Lo Stato deve chiederci scusa. Deve chiedere scusa alla famiglia Cucchi”.

Il controverso caso Cucchi è stato recentemente riportato sotto i riflettori dell’opinione pubblica e della cultura popolare grazie al film Sulla mia pelle diretto da Alessio Cremonini e con l’attore Alessandro Borghi nei panni di Stefano Cucchi. Il film, proiettato in anteprima lo scorso 29 agosto alla 75° mostra internazionale del cinema di Venezia, fu seguito da sette minuti di applausi da parte del pubblico emozionato. Al termine della proiezione Borghi e Ilaria Cucchi si sono abbracciati, visibilmente commossi e in lacrime. Il film, distribuito nelle sale cinematografiche e su Netflix a partire dal 12 settembre, è stato un successo di pubblico e critica e Borghi è stato acclamato per la sua interpretazione di Cucchi.

A quasi nove anni esatti dalla morte, la terribile verità sugli ultimi giorni sembra finalmente venire a galla.

TAG: appello, Carabinieri, Corte di Cassazione, Giovanni Musarò, Ilaria Cucchi, inchiesta, morte Stefano Cucchi, ospedale Sandro Pertini, pestaggio, pm, pubblico ministero, sentenza, Stefano Cucchi
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