
Martina contro tutti nella Piazza del Popolo dell’ “Italia che non ha paura”. Cinquantamila secondo le stime riportate dagli organizzatori della manifestazione, venuti da tutta Italia per assistere alla nascita del nuovo PD. Un partito che, nel segno dell’unità – la richiesta più forte venuta dalla piazza – si propone come alternativa e non solo opposizione al governo nato dalle elezioni del 4 marzo. Vediamo le credenziali.
Opposizione: i toni usati dal segretario del PD sono senza dubbio quelli duri dell’opposizione. E va anche bene: sul terreno dello scontro politico non si lesinano le accuse, ancorché possibilmente incanalate nei binari del fair play.
Alternativa: per risultare convincente come alternativa non vanno bene le omissioni, veramente troppe nel discorso di Martina. E sono ancora più controproducenti le contraddizioni.
Cominciamo con le accuse: ce n’è per tutti. Salvini e Di Maio sono ministri di un governo “illiberale, autoritario, oscurantista”, di “ladri del futuro” che propongono non già una “manovra del popolo”, ma una “truffa del popolo”. Consapevole dell’imponente quantità di voti persi dal PD a favore del M5S, il segretario del PD si accanisce soprattutto contro Di Maio: “Il ministro del Lavoro e della dis-occupazione sta abolendo il buon senso, con un decreto folle che rischia di interrompere 900mila contratti a tempo determinato”. Omissis: la conversione in legge del Decreto Dignità ha introdotto un periodo transitorio per adeguarsi alle novità sui contratti a termine.
Sigillando “l’inciucio tra Salvini e Berlusconi sulla presidenza della RAI”, Di Maio si è comportato di fatto come “il cameriere di Arcore”. Omissis: il M5S aveva votato a favore di Marcello Foa alla presidenza della RAI già prima dell’estate. L’incontro di fine settembre tra Salvini e Berlusconi non ha avuto alcun impatto sulla posizione dei pentastellati.
“Con il tentativo di liberalizzazione delle armi, Salvini porta avanti una filosofia folle”. Omissis: il decreto legislativo divenuto effettivo il 14 settembre ha dato attuazione ad una direttiva europea che amplia il novero dei modelli di armi detenibili.
Il ministro delle Inrastrutture e dei Trasporti Toninelli “deve andare subito a casa”, perché dopo la tragedia di Genova ha deluso tutti, disattendendo impegni e promesse. Omissis: il 20 agosto, meno di una settimana dopo il crollo del ponte Morandi, sono state consegnate le prime case agli sfollati (258 in tutto) che saranno tutti sistemati entro fine ottobre. E ancora: in base alla concessione in essere (eredità del governo Renzi), Autostrade – la cui mancata manutenzione è all’origine del crollo del ponte Morandi, 43 vittime il 14 agosto e ad oggi 258 famiglie sfollate – ha l’obbligo e il diritto di ricostruirlo. Con il decreto Genova, lo Stato gestirà, controllerà, sanzionerà e punirà gli inadempienti. Cose che non erano possibili fino al 14 agosto. Chi ha deluso impegni e aspettative?
Strali anche sul ministro della Cultura Bonisoli per aver detto che gli immigrati, come le piante esotiche, “rischiano di diventare infestanti”. Omissis: Bonisoli si è spiegato meglio. Quando arrivano le piante esotiche, se non c’è un processo artificiale che regola l’acclimatamento, la specie diventa un infestante, con effetti negativi. Con l’immigrazione l’obiettivo è perseguire, attraverso la cultura della diversità, la crescita del tessuto sociale e della qualità della vita.
La stilettata finale è per il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, passato “da avvocato del popolo ad avvocato del suo portavoce” dopo la vicenda dell’audio diffuso da Repubblica. Omissis: Conte non ha bisogno di difendere Casalino: ci pensa l’art. 15 della Costituzione, che tutela la riservatezza delle comunicazioni.
Le omissioni strumentali di Martina, smascherate o meno da chi lo ha sentito parlare oggi pomeriggio a Piazza del Popolo, possono essere considerate peccati veniali sui quali, nel gioco delle parti e nel contraddittorio politico si può anche chiudere un occhio.
Ma è difficile se non impossibile non restare perplessi di fronte alle contraddizioni. Secondo Martina “serve un nuovo umanesimo, che parta dagli individui e li rimetta al centro”. Ma allo stesso tempo, il nuovo PD che nasce a Piazza del Popolo, quello che “non si rassegna alla deriva estremista di questo governo”, si propone di riscoprire la vera funzione della politica: “andare oltre l’individualismo”. Un concetto che si estrinseca anche nella dimensione europea ( “non esiste un’altra sovranità oltre quella europea”). Se è così, che senso ha l’inno di Mameli all’inizio della manifestazione? Non era più logico proporre l’Ode alla Gioia, inno europeo? E soprattutto, che senso attribuisce Martina all’art. 1, comma 2 della nostra Costituzione (“la sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”)?
Ma la contraddizione più macroscopica, Martina la riserva alla fine. “Il PD o sarà il partito delle giovani generazioni, o non sarà”.
Uno stile che dovrebbe far impallidire la sinistra, perché riecheggia una celebre citazione di Giorgio Almirante:” “La destra o è coraggio o non è, o è libertà o non è”.
Di questo prestito retorico si è accorto un amico cinquantottenne che oggi pomeriggio era a Piazza del Popolo a sentire Martina. “A Daniè, che te devo dì… aridatece Almirante….”