Il decreto – legge 12 luglio 2018, n.87 comunemente conosciuto come “decreto dignità”, è un provvedimento in merito a disposizioni urgenti per la dignità dei lavoratori e delle imprese. Come ogni decreto legge ha validità solo per 60 giorni, tempo necessario al parlamento per poterlo discutere ed eventualmente convertirlo in legge ordinaria.
Questo significa che, nonostante l’immediata validità e forza di legge del decreto, nel corso dei 60 giorni, potrebbe essere modificato dal parlamento oppure non essere convertito in legge con l’immediata decadenza del provvedimento che, è importante ricordarlo, non potrà più essere riproposto negli stessi termini dal governo.
A parte lo sbandierato titolo di questo decreto che, a molti, appare come uno spot propagandistico e lo stop immediato alle pubblicità sul gioco d’azzardo, pochi, ad oggi, conoscono la reale incidenza del provvedimento in termini di modifiche alle modalità di apposizione di termine ai contratti di lavoro subordinato (comunemente conosciuti come contratti a tempo determinato).
Entriamo quindi nel merito per capirci qualcosa in più: il contratto a tempo determinato non potrà più avere una durata complessiva, tenendo conto anche di eventuali rinnovi, di 12 mesi; il contratto può avere un termine superiore ai 12 mesi ma comunque non superiore ai 24 solo se motivato da esigenze temporanee e oggettive, estranee all’ordinaria attività, ovvero esigenze sostitutive di altri lavoratori o nel caso di esigenze connesse ad incrementi temporanei, significativi e non programmabili, dell’attività ordinaria.
L’apposizione di termine, come ovvio che sia, ha validità solo se risulta da atto scritto, una copia del quale deve essere consegnata dal datore di lavoro al lavoratore entro cinque giorni lavorativi dall’inizio della prestazione, in caso contrario il contratto sarà considerato valido mentre l’apposizione di termine risulterà non valida con la conseguenza che il contratto sarà considerato un normale contratto di lavoro standard cioè, come comunemente conosciuto e chiamato, a tempo indeterminato.
È ovvio che questo provvedimento ha l’intenzione manifesta di ridurre il più possibile l’uso di contratti a tempo determinato anche se questo non implicherà automaticamente la trasformazione di questi in contratti a tempo indeterminato. Questo provvedimento, così partorito, pur avendo le migliori intenzioni, potrebbe produrre un effetto contrario rispetto all’obiettivo manifesto del provvedimento e cioè precarizzare ulteriormente il lavoro.
Secondo la relazione tecnica del ministero, infatti, questo provvedimento porterà, in media, alla diminuzione di 8 mila lavoratori all’anno per 10 anni per una perdita di posti di lavoro di ben 80 mila unità. Questo provvedimento, se non modificato dal parlamento e convertito in legge, non farà altro che produrre un numero molto alto di lavoratori periferici (quelli non strategici per le imprese e facilmente sostituibili).
Secondo il ministro del lavoro Di Maio, la relazione tecnica del ministero è poco attendibile accusando i tecnici di essere di parte e di remare contro all’attuale governo. È invece, a mio avviso, chiaro che una relazione tecnica è fatta con dati oggettivi e da funzionari dello stato competenti in materia che si limitano solo ad evidenziare i reali effetti previsti sul mercato del lavoro e se questi eventuali effetti sono in linea con gli obiettivi manifesti.
Inoltre, una parte dell’esecutivo è a favore della reintroduzione dei voucher almeno in alcuni settori, mentre il ministro Di Maio non ha previsto tale misura nell’attuale decreto. Staremo a vedere in questi 60 giorni cosa succederà e quali modifiche sostanziali saranno applicate a questo provvedimento, che diventerebbe la prima legge ufficiale del governo Conte.
Una cosa è certa, M5S e Lega hanno la maggioranza del parlamento e molto probabilmente il provvedimento passerà e sarà convertito in legge ed è anche molto probabile che se ci saranno modifiche, queste saranno davvero poche e riguarderanno solo la reintroduzione dei voucher in settori come l’agricoltura (anche qui ci sarebbe tanto da dire ma lascio al lettore la libertà di farsi un’idea personale su quali potrebbero essere le conseguenze).