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L’Europa sotto assedio

| 17 Luglio 2018 | ESTERI, IL FORMAT, POLITICA

L’Europa appare sempre più fragile sullo scenario internazionale. L’incapacità al momento di prendere decisioni importanti per il proprio futuro, l’immobilismo della classe politica pro-europea e l’esistenza di avversari esterni da non sottovalutare mettono in dubbio il futuro dell’Unione Europea.

Gli USA, la Cina e la Russia hanno capito che l’Unione Europea non è altro che la somma di vari stati con obiettivi diversi tra di loro, i quali stentano a rispettare i trattati e le politiche in comune decise all’interno dell’Europa. L’incapacità dimostrata al momento di affrontare fenomeni di portata globale difronte ai quali serviva almeno una linea unitaria che non c’è mai stata, ha sgretolato il rapporto di fiducia interstatale che finora ha mantenuto in piedi la Zona Euro.

La mancata unità al momento di affrontare il fenomeno terroristico e l’ondata migratoria lasciando tutto il peso sulle spalle dei singoli membri, le contraddizioni tra gli stati membri e la stessa comunità europea al momento di interrompere o mantenere relazioni con la Russia, la Turchia e altri partner conflittuali, insieme ad altri fattori, hanno smentito la presunta solidità su cui si sarebbe fondata l’UE.

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E mentre l’Unione Europea dilaga in un mare d’incertezze e si consuma nel proprio immobilismo dovuto alla mancata capacità di decidere, lo scenario internazionale diventa sempre più complesso. I partner di sempre – gli USA – diventano gli avversari di oggi e sono in procinto di ristabilire i rapporti con la Russia. Sì, con la stessa Russia di Putin, quella che l’Europa ha dovuto sanzionare per accontentare proprio gli Stati Uniti.

Il problema non si pone tanto nell’oggetto delle sanzioni nei confronti della Russia quanto nel fatto che furono gli USA ad imporre questa decisione all’UE e che tali sanzioni non verranno revocate per un’eventuale decisione dell’UE piuttosto che per il ripristino dei rapporti commerciali tra Putin e Trump. Nel frattempo, lo stesso Trump si mostra più aggressivo di Putin nei confronti dell’UE, associandola al suo predecessore Obama e incolpandola di tutti i mali.

Per l’Europa, dall’amministrazione Trump provengono solo ricatti, minacce e agitazioni. Il nostro “primo alleato” non perde l’occasione per destabilizzare gli equilibri di un mondo che iniziava a riconoscersi come un luogo multipolare. Il tycoon non usa i metodi della diplomazia ma si muove secondo un rapporto di forza nel quale non si perde l’occasione di rinfacciare ai propri alleati quanto essi dipendano da lui.

Senza negare quanto sia importante l’alleanza strategica e commerciale con gli USA, bisogna riconoscere che dal dopoguerra i paesi europei sono rimasti sommersi in un rapporto di sottomissione che aveva senso durante l’epoca della guerra fredda in cui tutte le decisioni sul piano internazionali dovevano essere riconducibili all’alleanza con gli USA. Oggi, a 27 anni dalla fine della guerra fredda, l’Europa si risveglia bruscamente dal sonno – in mezzo all’amministrazione Trump – legata da un vincolo di sottomissione e non di parità, nel quale bisogna seguire l’alleato anche quando non conviene.

Il resto è cronaca. Gli scontri recenti durante gli ultimi G7, la visita di Trump alla Gran Bretagna per agitare e incoraggiare la Brexit e la promessa “Guerra dei Dazi” mettono in evidenza l’insostenibilità di un’alleanza di obbligatorietà a senso unico. A questo punto è l’Europa a dover revisionare gli accordi con gli USA, i quali potranno essere proficui soltanto a parità di condizioni e con la libertà di azione necessaria per diventare un soggetto autonomo nello scenario internazionale.

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