
Prima del voto del 4 marzo Luigi Di Maio ha presentato al Quirinale la sua lista dei ministri. Una forzatura costituzionale con tanto di mancanza di rispetto nei confronti della funzione del Capo dello Stato unita ad una spettacolare arroganza. Oramai sull’ignoranza costituzionale di Di Maio si sono spese molte parole e per la scarsa conoscenza delle basi della Costituzione, a questo punto difficilmente si impegnerà per colmare questo gap…
L’art. 92 della Costituzione infatti recita: “Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e su proposta di questi i ministri”. Calpestando nuovamente la carta costituzionale, Di Maio ha inviato la lista dei ministri come se avesse già un mandato, a suo dire nel rispetto della trasparenza del Movimento 5 Stelle. Una manifestazione scenica e plateale rivolta ai suoi elettori come si assiste da anni, ma del tutto irrispettoso sia per la Costituzione che per il suo garante. All’ignoranza costituzionale di Di Maio si aggiunge la mancanza di trasparenza e la coerenza di alcuni dei suoi presunti ministri.
Il Ministro degli Interni proposto è Paola Giannetakis, criminologia che ha firmato insieme ad altri scrittori ed accademici un appello a votare SI al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Naturalmente i grillini hanno supportato la campagna referendaria per il NO. Sia Di Maio che il probabile Ministro dimostrano molta incoerenza. Della squadra a 5Stelle fa parte anche Salvatore Giuliano, indicato come il Ministro all’Istruzione. Il preside 2.0 è dirigente scolastico dell’istituito Majorana di Brindisi.
Di Maio in più di una dichiarazione ha bocciato la buona scuola, mentre Giuliano sosteneva che non va abolita ma modificata. Di punto in bianco il presunto Ministro cambia opinione e dichiara: “La buona scuola? Tutta da buttare e da riscrivere daccapo”. La poltrona fa gola al preside Giuliano a tal punto da rinnegare l’amicizia con Matteo Renzi e la sua consulenza ai Ministri Giannini e Fedeli per stilare la riforma della buona scuola sostenendo anche pubblicamente l’allora Premier Matteo Renzi. Se due ministri hanno preferito mettere la coerenza sotto la suola delle scarpe pur di fregiarsi di un incarico governativo, ben diversa è la situazione del possibile Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Emanuela Del Re.
Ricercatrice e docente presso l’università Unicusano, università telematica abilitata dal 2014 a docente di seconda fascia nel settore sociologia generale. Peccato che non abbia i titoli per insegnare. Il suo curriculum vitae riporta: 1997-2000 PHD – reseatch fellow istituto universitario europeo (UE) Fiesole Italy. Titolo della tesi “The Role o International electoral observation in democratization processes”. Il titolo PHD è specificato e sembrerebbe che la Del Re lo abbia conseguito.
Così non è: l’istituto universitario europeo ha specificato che la studentessa Del Re è stata ammessa alla UE ed è registrata come ricercatrice presso il dipartimento di Scienze Politiche e sociali nel 1997 e che la stessa non ha discusso la tesi. (Http:/cadmus.eui.eu/) Il Phd è il Doctor o Philosophy terzo livello di laurea che dà la possibilità di insegnare e confere il dottorato. Non avendo discusso la tesi, la Del Re lo inserisce nel curriculum. A margine della mancanza del titolo necessario alla docenza, Emanuela Del Re ha un padre il cui nome era inserito nella lista della P2 rinvenuta nel 1981; Michele Del Re docente ed avvocato tessera n. 661.
Ministri trasparenti incompetenti e incoerenti compongono la squadra di Di Maio, d’altra parte anche lui a competenza costituzionale non brilla.